Emanuela Ulivi
Dopo il direttore della rivista DAO Online Franco Paoli, l’Associazione Italia-Kuwait registra un’altra perdita, quella di Giorgio Morales, socio fondatore dell’associazione della quale è diventato presidente onorario, deceduto il 29 novembre scorso.
Il 20 ottobre il direttivo del consiglio del l’Associazione ha espresso la sua vicinanza alla famiglia del direttore, giornalista di lungo corso e amico del presidente Pierandrea Vanni, mentre una commemorazione, seppure in videoconferenza, è stata dedicata il 9 dicembre a Giorgio Morales. Tanti gli interventi, tra i quali quello del Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, suo compagno di partito nelle file del PSI, consigliere e poi assessore comunale durante la giunta Morales.
Giorgio Morales è stato sindaco due volte, nel 1989 e dopo dal ’90 al ’95, con una coalizione pentapartito che resse l’urto di Tangentopoli. A Palazzo Vecchio Morales era arrivato nel 1970 come consigliere, dopo essere stato dirigente in Provincia. Assessore al decentramento, è stato due volte assessore alla cultura e vicesindaco.
Il ricordo, anche attraverso episodi personali inediti, ha riportato alla luce la sua passione politica, il volto del politico al servizio della comunità, di una fede politica inconfondibile anche quando tentò la candidatura alla prima carica cittadina sotto l’ombrello di Forza Italia.
Non esitò un attimo, l’allora sindaco, a riconoscere nell’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein nel 1990 un sopruso al diritto di autodeterminazione di un popolo, una violazione del diritto internazionale. Aderì quasi naturalmente all’idea lanciata dal presidente Vanni di schierarsi a fianco del piccolo emirato, allora davvero lontano e sconosciuto per molti, e di dare vita a un sodalizio improntato all’amicizia con l’Associazione Italia-Kuwait, che fu costituita subito dopo l’invasione. Nel 1992, dando seguito a quella diplomazia parallela tessuta attraverso la rete dei gemellaggi nata dall’intuito di La Pira, sottoscrisse il gemellaggio tra Firenze e Kuwait City. Non fu solo un ponte tra una città a vocazione internazionale e la capitale di uno stato che si affaccia sul Golfo Persico; rappresentò un approdo, un invito alla speranza e una mano tesa verso un paese devastato perché si rialzasse, cominciando proprio dalla cultura, dai tesori sopravvissuti alla furia degli invasori. Fu così che Palazzo Vecchio aprì le porte nel 1994 alla mostra Arte islamica e Mecenatismo: i tesori del Kuwait, cui seguì l'inaugurazione della statua intitolata I sette tulipani dello scultore Jafar Islah, in Piazza Beccaria. Fu solo l’avvio, energico, di un percorso che prosegue da trent’anni.
Firenze non dimenticherà Morales, che come altri sindaci di spicco non ha preso la via della politica maggiore ma ha operato per la città. Neanche i kuwaitiani lo dimenticheranno, al di là dei tanti messaggi indirizzati all’Associazione Italia-Kuwait dalle istituzioni dell’emirato. Non lo dimenticheranno quanti, a vario titolo, hanno percepito lo spirito di amicizia sincera di cui sono capaci le comunità locali.
15 dicembre 2020