Dopo gli attentati terroristici di venerdì scorso che hanno colpito la Francia, la Tunisia e il Kuwait, proponiamo l’editoriale di Michel Touma, direttore de L’Orient-Le Jour, pubblicato oggi dalla testata francofona col titolo Valls avec la barbarie, su cortese concessione dell’autore.
Valls contro la barbarie
Michel TOUMA
Ancora una volta, il Primo Ministro francese Manuel Valls ha dato prova di pregevole coraggio politico non esitando a mettere il dito sulla piaga, senza giri di parole e indulgenza. E’ infatti davvero una “guerra di civiltà” che colpisce un po’ dappertutto in Europa e l’Occidente in generale. Confermando la visione chiara che ha di questa sfida esistenziale, Valls è stato attento tuttavia a ben sottolineare che non si deve cadere nella trappola di fare di tutta l’erba un fascio, percependo il terrorismo jihadista nei termini di un confronto aperto tra l’Occidente e l’Islam.
Ci sono tuttavia parecchie osservazioni da fare dopo l’esplosione di follia selvaggia che ha colpito sia la regione che diversi paesi occidentali. Si deve rilevare innanzitutto che “l’infatuazione” di certi cittadini europei (che si contano a migliaia) per il fenomeno dello Stato Islamico è dovuta, essenzialmente, a due fattori fondamentali, a seconda dell’origine orientale o occidentale, di questi volontari alla ricerca di una “nuova vita”…
Pare innanzitutto evidente che i paesi dell’Occidente sono sempre più alle prese con un problema serio di integrazione dovuto alla mancanza di attenzione in materia di politiche dell’immigrazione. Il dovuto rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario spesso si trasforma in realtà in semplice buonismo, lontano dalla realtà, portando a situazioni eccessive, fonte di reazioni populiste che alimentano pericolosamente le correnti di estrema destra un po’ in tutta l’Europa. Parallelamente, la drammatica evoluzione degli avvenimenti, soprattutto in Siria, ha mostrato l’impatto devastante che ha presso certi giovani in Europa il declino, a ritmo esponenziale, dei punti di riferimento e dei valori morali sui quali si presuppone siano fondate le società occidentali.
Il risultato è che molti di questi giovani sono attratti, per una specie di romanticismo idealista, da quello che è percepito (lo Stato Islamico) come una “rivolta” radicale contro la società materialista dei consumi. Una volta caduti in trappola, e di fronte alla barbarie omicida allo stato puro, molti di questi emarginati prendono coscienza del loro smarrimento. Ma è troppo tardi.
Questi due parametri di carattere sociale, propri dei paesi dell’Occidente, sono fortemente caricati da una doppia componente geopolitica – denunciata più volte da queste colonne –, ovvero la politica del presidente Barack Obama in Medioriente, da una parte, e la linea di condotta egemonica del regime dei mullah iraniani e con esso di Hezbollah, dall’altra.
Abbagliato dal suo attuale obiettivo prioritario nella regione –l’accordo con l’Iran -, il capo della Casa Bianca assicura di fatto una impunità totale e un assegno in bianco a Bachar el-Assad che non chiedeva tanto per continuare in tutta libertà i suoi massacri quasi quotidiani contro la popolazione civile, beneficiando della supremazia aerea che gli garantisce il presidente Obama.
Questa strategia degli USA non poteva logicamente sfociare che in un netto rafforzamento politico-militare dei movimenti jihadisti, con tutte le conseguenze destabilizzanti che provoca la crescita di questo estremismo, per riflesso, all’interno delle società occidentali (e forse, più tardi, nel Caucaso).
Questo pericoloso radicalismo sunnita, il cui impatto supera dunque, oramai, il quadro regionale, è ugualmente il risultato diretto del comportamento ciecamente egemonico del potere in carica a Tehran e – nel caso specifico del Libano – dell’arroganza insolente della dirigenza di Hezbollah.
Di fronte a queste dinamiche centrifughe, che si aggirano in maniera subdola sulla religione, la soluzione sta, come ha sottolineato opportunamente Manuel Valls, all’interno stesso dell’Islam….Più concretamente, è a livello della scuola, delle moschee, dei centri per i giovani, dei circoli sociali che debbono agire senza indugio i paesi che si pongono come portabandiera dell’Islam, per promuovere con forza e determinazione i valori umanistici universali della tolleranza e del rispetto dell’altro. In poche parole è di una vera rivoluzione culturale di cui l’Islam ha bisogno oggi… E con urgenza, per salvare i paesi musulmani dall’oscurantismo, prima ancora che la civiltà occidentale.
Traduzione di Emanuela Ulivi.
30 giugno 2015
L'articolo originale è reperibile al seguente link:
http://www.lorientlejour.com/article/932189/valls-avec-la-barbarie.html