“I civili di Aleppo stanno soffrendo atrocità inimmaginabili” sta scritto nel rapporto uscito ieri di Amnesty International, secondo cui le violazioni sia da parte del governo siriano che di molti gruppi armati dell’opposizione non solo contravvengono alla risoluzione Onu 2139 del febbraio 2014 (link), ma sono anche crimini di guerra, quando non sono crimini contro l’umanità. I raid aerei delle forze governative che lanciano barili bomba pieni di esplosivi e frammenti metallici su scuole, ospedali, moschee e mercati pieni di gente, provocano delle vere e proprie stragi oltre che devastazioni. Così le taniche di benzina e le bombole di gas piene di esplosivo che cadono dal cielo. Sono morte per questo 11.000 persone dal 2012, e nel 2014 3.000 civili nel solo governatorato di Aleppo. 85 gli attacchi registrati ad aprile di quest’anno: 110 i civili uccisi. Attacchi che il presidente siriano Bachar el-Assad ha escluso categoricamente, ma parte dei quali si sarebbero evitati se la 2139 fosse stata rispettata.

E’ la popolazione, priva di mezzi per fuggire dalla guerra, sotto assedio e intrappolata nel fuoco incrociato dell’esercito siriano, dei ribelli e delle varie  sigle islamiste moltiplicatesi dall’inizio della guerra, che soffre in maniera preponderante il peso del conflitto. Che comporta non solo bombe e attacchi missilistici (3 quelli documentati da Amnesty), ma anche il massiccio ricorso alla tortura, agli arresti arbitrari, ai rapimenti da parte sia delle forze governative che dei gruppi dell’opposizione armata.

Ad Aleppo la gente è oggetto di quella che viene definita una punizione collettiva ed è bersaglio di attacchi in zone residenziali e popolate, come quello coi barili-bomba a giugno dell’anno scorso che ha colpito nel quartiere al-Sukkari, un mercato pieno di gente proprio nel momento in cui c’erano anche 150 persone in fila fuori da un centro per la distribuzione di aiuti umanitari, in attesa del cibo. 

Le testimonianze raccolte da Amnesty dei sopravvissuti a questi attacchi e quelle dei medici sono raccapriccianti. Molte scuole e ospedali sono stati spostati nei seminterrati o in bunker sottoterra, mentre la popolazione vive nel terrore. Là sotto manca l’aria fresca ma è impossibile salire all’aperto, perché ci sono sempre aerei ed elicotteri in azione e la morte potrebbe piovere dal cielo da un momento all’altro.

L’indifferenza della comunità internazionale di fronte a queste violazioni e ai crimini di guerra che colpiscono la popolazione e la mancata applicazione della 2139, nonostante all’articolo 13 si invochi il ricorso alla giustizia in caso di violazione dei diritti umani, contribuiscono a prolungare questa tragedia. 

Ad Aleppo si lotta per l’acqua, il cibo, i medicinali, la corrente elettrica. Per rimanere vivi, senza speranza nel futuro. Le strade sono piene di sangue, anche se le persone uccise non stavano combattendo.

6 maggio 2015

e.u.

http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/2139(2014)

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