I ribelli sciiti Houthi sono entrati stamani nel palazzo presidenziale della capitale Sana’a dopo gli scontri di ieri e il tentativo di negoziare dopo il cessate il fuoco. Si sarebbero anche impossessati di mezzi blindati per sorvegliare le porte del palazzo. Ora si teme il colpo di stato.

Negli scontri con le forze di sicurezza che nella giornata di ieri hanno portato i ribelli a un passo dal palazzo presidenziale, con nove morti, era stato attaccato anche il convoglio del primo ministro la cui abitazione è stata circondata.

Il governo aveva chiesto ai partiti politici che hanno firmato l’accordo di pace e cooperazione (il 21 settembre scorso, dopo che i ribelli sciiti Houthi sono entrati nella capitale Sana’a, n.d.r.) una riunione d’emergenza stamani, presieduta dal presidente Abdo Rabbu Mansour Hadi, con il Parlamento e il Consiglio della Shura, finalizzato a concretizzare il cessate il fuoco e ad evitare la violenza per risolvere le questioni controverse tra le parti in conflitto. Ne ha dato notizia il ministro dell’informazione Nadia al-Sakkaf, come riporta l’agenzia nazionale yemenita Saba, da ieri non più sotto il controllo dello stato insieme alla tivù statale.

Due giorni fa gli Houthi avevano sequestrato il capo di gabinetto del presidente, Ahmed Awad Bin Mubarak, impegnato ad andare avanti con la nuova costituzione che prevede di dividere il Paese in sei regioni federate, mentre gli Houthi vorrebbero che le regioni fossero due per consolidare il loro potere al Nord.

Proprio questo punto è stato al centro dell’incontro di ieri sera tra i ribelli e il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi per il rilascio di Bin Mubarak. Come ha riferito il ministro al-Sakkaf, le condizioni poste sono la modifica della costituzione e dell’Autorità Nazionale incaricata di applicare le risoluzioni della conferenza di Dialogo Nazionale, che gli Houthi vogliono “senza trucchi”.

Intanto Al Qaida anche oggi ha attaccato un convoglio militare, uccidendo cinque soldati e ferendone altri sette nella provincia di Hadramawt, nel Sud del Paese dove la presenza qaedista è più forte e si è rafforzata dopo la caduta del presidente Ali Abdullah Saleh nel 2012, lanciando anche attacchi nella capitale.

20 gennaio 2015

e.u.

Vai all'inizio della pagina