Emanuela Ulivi 

La vittoria  del partito laico Nida Tunis alle elezioni legislative di domenica scorsa in Tunisia, secondo i dati diffusi ieri dall’istituto politico indipendente Instance Supérieure Indépendante pour les Elections, riporta l’attenzione sul Paese in cui la Rivoluzione dei gelsomini ha innescato le speranze, poi infrante, della Primavera araba. Dato per favorito alla vigilia delle consultazioni, il partito Ennahda, vicino ai Fratelli Musulmani, al governo da tre anni, è arrivato secondo. 

Dei 217 seggi all’Assemblea Nazionale, 85 vanno a Nidaa Tounes, 4 in meno di quelli che guadagnò Ennahda nel 2011, alle prime elezioni dopo la deposizione del presidente Zine al-Abidine Ben Ali, che ora ne avrà 69. Seguono l’Union patriotique libre con 16 seggi, il Front populaire (15), Afek Tounes (8) e altre formazioni per i restanti 24 seggi. Questi i dati, salvo aggiustamenti dopo eventuali ricorsi. I dati definitivi saranno disponibili alla fine di novembre.

Il partito di ispirazione liberale Nida Tunes è stato fondato nel 2012 da Beji Caid Essebsi, 87 anni, politico di lungo corso entrato in politica col primo presidente della Tunisia dopo l’indipendenza, Habib Bourguiba. Negli anni ’80 Essebsi è stato ministro degli esteri, presidente del parlamento all’inizio degli anni ’90 con Bel Ali e primo ministro di transizione nel 2011.

Toccherà ora a Nida Tunes esprimere il premier e costruire le alleanze per formare il governo. E soprattutto risolvere i problemi economici e di sicurezza della Tunisia che quasi tutti i partiti hanno messo al primo posto in campagna elettorale. Dalla rivoluzione del 2010-2011 in poi la situazione economica che all'epoca aveva portato in piazza i tunisini non è cambiata e la disoccupazione è in crescita. Anche in Tunisia il terrorismo colpisce duro; circa 3.000 tunisini stanno combattendo a fianco dell’Isis al confine con la Siria. Temendo un attacco dei jihadisti, durante la consultazione elettorale è stata chiusa la frontiera con la Libia: “Sanno che il successo di queste elezioni costituisce una minaccia per loro, non solo in Tunisia ma nell’intera regione”, ha affermato il capo del governo Mehdi Jomaa e per garantire lo svolgimento delle elezioni sono stati impiegati 80.000 agenti delle forze di sicurezza.

Appena si è capito che si annunciava una svolta nell’elettorato, sono arrivati i primi commenti positivi, a cominciare dal presidente Usa Barak Obama che ha parlato di “transizione politica storica”. Soddisfazione anche da parte del ministro degli esteri italiano Federica Mogherini che ha dichiarato: “Le elezioni hanno dimostrato quanto solida sia la volontà dei tunisini di proseguire sul cammino democratico iniziato nel dicembre del 2010 con il sacrificio di Mohamed Bouaziz”. 

Pure se il risultato delle elezioni, democratiche e con la nuova costituzione votata a gennaio, alimenta le speranze di una ripresa del percorso di cambiamento innescato dalle rivoluzioni arabe, che in Libia e in Siria sono sfociate nel caos e nella guerra mentre in Egitto gli islamisti sono stati messi da parte dalla piazza e non dalle urne, gli analisti rimangono prudenti. Nida Tunes è un partito laico e liberale ma la sua composizione è molto varia. Si va dalla sinistra a elementi legati al vecchio partito di Ben Alì, ai contrari all’islamismo, seppur moderato, di Ennahda e alla sua azione di governo. E poi, quanto di nuovo c'è in realtà in questo risultato elettorale?

Il 23 novembre prossimo i tunisini dovranno eleggere il presidente della repubblica e avranno un’ulteriore occasione per chiarire le loro intenzioni.

31 ottobre 2014

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