Jacopo Salvadori
E' ufficiale: il 26 e 27 maggio si voterà per le presidenziali. Dopo le anticipazioni del presidente ad interim Adly Mansour del 17 marzo scorso, oggi Anwar el-Assi, presidente dell' Alta Commissione Elettorale e della Suprema Corte Costituzionale, ha fatto sapere con esattezza le date delle prossime elezioni, cui potranno partecipare anche gli egiziani all'estero che andranno alle urne con qualche giorno di anticipo, dal 15 al 19 maggio.
Al momento, secondo i sondaggi dell'istituto indipendente egiziano Baseera, il favorito sarebbe l'ex ministro della difesa, il generale Al-Sisi, che mercoledì scorso ha sciolto la riserva dimettendosi dall'esecutivo e lasciando l'esercito per candidarsi ufficialmente alla prossima tornata elettorale. Dopo un incontro con il Consiglio Supremo delle Forze Armate, cui ha partecipato anche il presidente Mansour, e in occasione del quale ha rassegnato ufficialmente le dimissioni, Al-Sisi ha annunciato in diretta nazionale la propria volontà di candidarsi. “Gli ultimi anni della storia del nostro Paese – ha dichiarato – hanno dimostrato che nessuno può diventare presidente senza la volontà del popolo. Nessuno può obbligare gli egiziani a votare un presidente che non vogliono”.
C'è però chi non vede di buon occhio la candidatura dell'ex generale. Mohamed el Khatib, uno dei principali leader dei Fratelli Musulmani, una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali dichiarata fuorilegge dal governo egiziano lo scorso dicembre, ha immediatamente ribattuto che questa “è la conferma che quanto accaduto a luglio (la deposizione dell'allora presidente Mohamed Morsi da parte dell'esercito, n.d.r.) è stato un colpo di stato”.
Negli ultimi giorni proprio i Fratelli Musulmani sono stati protagonisti di numerosi scontri armati nella capitale, contro l'arresto di 1212 persone di lunedì scorso con l'accusa di essere sostenitori dei Fratelli Musulmani e di essere coinvolti direttamente nelle violenze che il 14 agosto del 2013 hanno causato 600 morti.
Per 529 di loro c'è il rischio di condanna a morte: l'ultima parola spetta al Gran Muftì d'Egitto, unico interprete della legge islamica, per sapere se deve essere applicata la pena capitale nei loro confronti.
Appreso di queste condanne, Hamza Zoubaa, portavoce del partito Libertà e Giustizia, formazione che fa capo ai Fratelli Musulmani, ha “twittato”: “con la condanna a morte dei rivoluzionari, la rivoluzione è passata ad una nuova fase e il risultato sarà inatteso e senza precedenti”. Per gli altri 683, tra i quali figura anche la guida suprema dei Fratelli Musulmani Mohamed Badie, si attende una sentenza del tribunale a fine aprile.
L'unico avversario di Al-Sisi, per ora, è Hamdeen Sabahi, leader della Corrente Popolare Egiziana, il movimento laico formatosi nel 2012 arrivato terzo alle presidenziali del 2012 con il 21,5% dei voti. C'è però tempo fino al 20 aprile alle 14, come ha spiegato il presidente Al-Assi, per presentare altre liste.
Dal 3 al 23 maggio partirà la campagna elettorale. Secondo i dati dall'istituto Baseera, l'84% degli egiziani andrà a votare, segno che la popolazione vuole essere protagonista dell' elezione del prossimo presidente.
31 marzo 2014