Jacopo Salvadori 

"Tutti i cittadini e le cittadine hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Sono uguali davanti alla legge senza alcuna discriminazione". Così recita l’articolo 20 della legge varata oggi dall’Assemblea Costituente tunisina con 159 voti favorevoli su 169, che entrerà a far parte della nuova Costituzione.

Per le associazioni femministe tunisine si tratta di un successo per il mondo arabo, ottenuto grazie al lavoro congiunto di Ennahda, partito islamico di maggioranza, e dell’opposizione laica che si sono lasciati alle spalle gli scontri di due anni fa sull’introduzione del concetto di “complementarietà” ("lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarità all'uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all'uomo nello sviluppo della Patria"), fortemente voluto da Ennahda, e hanno trovato un compromesso. ''Speriamo che vengano aggiunti altri dettagli che impediscano discriminazioni anche in base al colore della pelle'', ha commentato Ahlem Belhaj, ex presidente della Associazione tunisina delle donne democratiche, ''ma per noi e' comunque una vittoria''.

Di tutt’altra opinione Amnesty International e Human Rights Watch, secondo le quali il testo non esplicita chiaramente la parità tra i sessi e rischia di escludere gli stranieri. Il principio di uguaglianza e di non-discriminazione dovrebbe essere applicato ai cittadini come agli stranieri, spiegano le due associazioni internazionali, e dovrebbe riguardare "la razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione, le opinioni politiche e altro”.

L'introduzione della parità dei sessi in Tunisia non è un novità. Già Habib Bourhiba, primo presidente del Paese, concesse dal 1957 uno status di primo livello rispetto agli altri Paesi del mondo arabo introducendo il divieto di poligamia, la sostituzione del ripudio con il divorzio e la legalizzazione dell'aborto. 

Soltanto nel 2011 la Tunisia ha conosciuto una regressione in tema di diritti civili con l'arrivo al potere di Ennahda e con la crescita dei salafiti, movimento islamico radicale, che hanno introdotto il velo integrale nelle università ed hanno proposto il concetto di “complementarietà”, scatenando manifestazioni di dissenso in tutto il Paese.

Oltre alla parità dei sessi, nella nuova Costituzione, che sarà adottata entro il 14 gennaio, terzo anniversario della Rivolta dei Gelsomini, saranno inseriti anche il diritto alla libertà di opinione, pensiero, espressione e informazione e il divieto di accuse di apostasia e di incitamento alla violenza, emendamento questo passato oggi con 131 voti su 182. Il nuovo testo conterrà ancora la pena di morte, nonostante l’ultima esecuzione sia stata ordinata nei primi anni ’90, e non assumerà la sharia – la legge islamica – come base del diritto del Paese.

6 gennaio 2014

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