Giulia Brugnolini 

I profughi siriani in fuga dalla guerra civile che hanno trovato rifugio in Libano, sono oggi duecentocinquantamila, soprattutto donne e bambini, più del 5% della popolazione e oltre che nella morsa della fame e del freddo, rischiano di essere oggetto di razzismo. Le autorità libanesi non hanno provveduto ad allestire campi profughi come quelli della Giordania, dell’Iraq e della Turchia, quindi i siriani sono adesso ospiti presso famiglie o vivono in alloggi di fortuna come garage, fattorie, edifici in costruzione o scuole abbandonate.

La presenza massiccia di siriani in territorio libanese risveglia però le tensioni interne. La Siria che si è ritirata dal Libano nel 2005, continua ad influenzare la vita politica e il governo del Paese, tanto che il Libano ha scelto di non schierarsi né coi ribelli né a fianco del presidente Assad. In Libano ci sono oggi 450.000 palestinesi affluiti nei campi a partire dal 1948: nessuna soluzione si profila per loro su iniziativa internazionale e in Libano nessuna forza politica è disposta a concedere loro la cittadinanza per timore – essendo i palestinesi musulmani sunniti – di sconvolgere l’equilibrio confessionale sul quale si basa la politica e l’essenza stessa del Libano.

In una situazione come questa è facile che divampi l’odio razziale, ha osservato il Movimento Anti Razzista, che ha constatato come negli ultimi mesi sia cresciuto il malcontento tra i libanesi che imputano alla presenza dei profughi anche la crisi economica che tocca diversi settori e in particolare il turismo. L’organizzazione no profit ARM, nata a Beirut nel 2010 in collaborazione con i rappresentanti delle comunità degli immigrati, ha perciò realizzato un video in cui vengono intervistati numerosi giovani libanesi (http://www.antiracismmovement.com/) che respingono le argomentazioni razziste. La coordinatrice del movimento Farah Salkha ritiene che la maggior parte dei problemi che vengono collegati all’immigrazione dalla vicina Siria siano invece frutto di profonde carenze politiche e sociali interne, quali la mancanza di leggi che proteggano il lavoro dalla presenza di manodopera illegale a basso costo, la difficoltà delle istituzioni nell’erogare servizi essenziali anche alla popolazione residente.

Tra gli obiettivi che si è posta l'ARM c’è quello di promuovere delle campagne di informazione contro i pregiudizi sull’immigrazione, ma anche quello di organizzare proteste e manifestazioni per chiedere un cambiamento da parte delle istituzioni. “In Libano, infatti”, ha aggiunto Farah, “non vi è un reale consenso politico su come occuparsi dei profughi”.

13 febbraio 2013

Vai all'inizio della pagina