Jacopo Salvadori 

Designato primo ministro il 15 ottobre col compito di formare un esecutivo entro due settimane, Ali Zeidan dovrà riuscire là dove Abu Shagur, ha fallito per ben due volte. Il suo incarico è stato al centro di accordi politici tra le varie forze politiche che siedono in Parlamento e, seppur ottenuto con una manciata di voti di scarto, ha lasciato increduli i liberali di Allenza delle Forze Nazionali, guidati da Mohamoud Jibril, che in precedenza avevano appoggiato Ali Zeidan e ora si erano accordati coi Fratelli Musulmani: i quali all'ultimo momento hanno dirottato il loro voto su un altro candidato.

Ambasciatore in India al tempo di Gheddafi, nel 1980 Ali Zeidan è passato all'opposizione trasferendosi in Europa dove ha avuto modo di avvicinarsi alla Spd tedesca e al Partito socialista italiano. Dopo le prime sommosse popolari nel febbraio del 2011 ha ricoperto una posizione di rilievo all'interno del Consiglio Nazionale di Transizione. Inviato in Europa per curare direttamente le relazioni diplomatiche tra la Libia e i Paesi dell'UE, pare abbia avuto un ruolo di primo piano nel convincere i Paesi della NATO, in particolare la Francia, ad intervenire militarmente, come poi è accaduto.

Nel Paese resta ancora da sciogliere il nodo della sicurezza e la guerra civile sta continuando senza sosta. Oltre alla “questione federale” della Cirenaica, che rivendica una posizione di maggiore autonomia nei confronti dello stato centrale, gli scontri ad opera delle Brigate degli ex “tuwar” – miliziani rivoluzionari – stanno coinvolgendo tutto il Paese, in particolare la città di Bani Walid, roccaforte dei fedelissimi di Muammar Gheddafi, che dopo aver resistito per quasi un mese agli attacchi dell’esercito filogovernativo, è capitolata mercoledì scorso, anche se l’operazione non sembra essere stata diretta e coordinata dal governo centrale ma sembra si sia trattato di una vendetta nei confronti degli assassini di Omran Shaban, che deve la sua notorietà al fatto di aver scovato e catturato l'ex presidente Gheddafi in fuga.

Anche sul piano internazionale la Libia vive una situazione delicata. Dopo l'assalto al consolato americano di Bengasi del 12 settembre in cui ha perso la vita l'ambasciatore degli Stati Uniti Chris Stevens, episodio che ha costituito uno dei temi fondamentali della sfida tra Obama Romney, candidati alla Casa Bianca, il nuovo inviato americano Lorence Pope ha sollecitato le autorità libiche ad accelerare le indagini. Infatti, come ha ricordato lo stesso Obama, anche se l’attentato non incrinerà i rapporti tra l’America e la Libia, l’immagine del Paese ne è uscita “infangata”. Ora tocca a Zeidan renderla di nuovo presentabile.

30 ottobre 2012

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