Jacopo Salvadori 

Sarà la capitale irachena ad ospitare il nuovo vertice della Lega Araba, il primo dall'inizio delle rivolte che hanno cambiato il volto dei Paesi arabi. È il primo anche dalla caduta di Saddam Hussein che organizzò l'ultimo meeting nel Paese nel 1990 prima dell'invasione del Kuwait. L'incontro, dal 29 al 31 Marzo, viene percepito dal Paese come una grande opportunità per ridare slancio internazionale, uscendo così dall'isolamento diplomatico durato anni.

Imponenti le misure di sicurezza dettate dal governo: aeroporto chiuso ai voli di linea e circa 100mila soldati e poliziotti a presidiare ponti, strade ed edifici ristrutturati e tirati a lustro per l'occasione. E' stata anche proclamata una settimana di festa nazionale per tutta la durata dell'incontro.

Al centro del dibattito dei ministri degli esteri e dei capi di governo dei Paesi della Lega, la Siria -che non sarà rappresentata nel summit essendo stata sospesa- e la repressione operata dal regime di Bashar al-Assad.

Quello di giovedì sarà anche il vertice orfano dei leader storici caduti con l'arrivo travolgente della Primavera araba: Muammar Gheddafi, ex presidente della Libia, è stato ucciso dai ribelli, l'egiziano Hosni Mubarak è stato costretto a dimettersi ed è oggi sotto processo, lo yemenita Ali Abdullah Saleh ha ceduto il potere al suo fedelissimo Abd Rabbuh Mansur Al-Hadi, mentre Zine el Abidine Ben Ali, ex raiss tunisino, si è rifugiato in Arabia Saudita con la famiglia.

Sicuramente i problemi interni all'Iraq non saranno toccati anche se sono proprio questi, secondo Emma Sky, già consigliere dell' ex comandante delle truppe statunitensi in Iraq, il generale Odierno, «che impediscono al Paese di proiettare la propria influenza in campo internazionale mediante politiche estere coerenti e unitarie». Problemi che si sono accentuati all'indomani del ritiro delle truppe americane. Alle divisioni interne al governo si aggiungono quelle di un'opposizione senza una guida, in cui il movimento progressista giovanile, che trae ispirazione dalla rivolta egiziana di piazza Tahrir, è stato oggetto di una dura repressione da parte del governo di al Maliki.

26 marzo 2012

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