Jacopo Salvadori 

Per la prima volta dalla Rivoluzione islamica del 1979, un presidente iraniano è stato convocato davanti al Parlamento per essere interrogato, su richiesta di 79 deputati. In una sessione speciale trasmessa dalle reti radiofoniche nazionali, ieri Ahmadinejad ha dovuto rispondere su questioni che da tempo sono fonte di malumori tra i ranghi della politica e nel paese. In particolare, le politiche economiche, l'agenda dell'esecutivo da lui presieduto, come prevede la Costituzione, e il difficile rapporto con il leader supremo, l'ayatollah Ali Khamenei.

Proprio il rapporto con la guida suprema è stato al centro di una serie di domande che hanno riportato sul tavolo un episodio che risale all'anno scorso, quando Ahmadinejad tentò di allontanare il Ministro preposto ai servizi segreti, mossa mandata però a monte dall'intervento dello stesso ayatollah Khamenei. Decisione alla quale Ahmadinejad aveva risposto ritirandosi presso la propria abitazione per ben undici giorni, alimentando le polemiche sul suo atteggiamento nei confronti di Khamenei.  

Così Ali Motahari, deputato conservatore, ha chiesto davanti a tutto il Parlamento quale fosse la giustificazione per quegli 11 giorni di riposo, tuttavia Ahmadinejad non solo ha negato di aver sfidato l'autorità dell'ayatollah, ma ha anche fatto notare che «in questo governo il lavoro non si è fermato per un solo giorno». Intanto, mentre in Parlamento si proseguiva a suon di botta e risposta, fuori i sostenitori del presidente iraniano si scontravano con un gruppo di paramilitari basij, vicini all'ayatollah, con aggressioni verbali e fisiche, tanto da provocare l'intervento della polizia.

Infuriati i deputati firmatari della petizione, per il comportamento del presidente che ha risposto alle domande in modo evasivo, sprezzante e sarcastico, equiparandole a un quiz scolastico inventato da insegnanti dilettanti. «Chi ha scritto le domande - ha affermato Ahmadinejad - è da mettere nella lista di quanti hanno ottenuto un master semplicemente premendo un pulsante».

Chiamato poi a rispondere all'accusa di non aver saputo controllare l'impennata dei prezzi dei beni di prima necessità, che gli economisti internazionali hanno attribuito in parte alla graduale eliminazione dei sussidi statali e a un brusco calo del valore del rial, la moneta iraniana, Ahmadinejad ha glissato: «La ragione che sta dietro questa inflazione - ha spiegato il presidente - sarà spiegata in un momento più opportuno»

Anche i parlamentari che non avevano promosso la mozione non l'hanno presa bene, soprattutto i deputati ultraconservatori vicini all'ayatollah Khamenei, che hanno criticato l'atteggiamento «arrogante e poco rispettoso dei rappresentanti del popolo».

Il discorso però non è chiuso. Anzi: il parlamento uscito dalle elezioni del 2 Marzo scorso è dominato largamente dai conservatori che si richiamano ad Alì Khamenei ed è sui rapporti con la guida suprema che Ahmadinejad dovrà confrontarsi inevitabilmente.

15 Marzo 2012

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