Jacopo Salvadori 

Mancano poco più di due mesi alle elezioni presidenziali egiziane, le prime dopo la fine del regime trentennale di Hosni Mubarak. La competizione elettorale vede in campo principalmente due fazioni. Da una parte i candidati islamisti, con Abdel Moneim Aboul Fotouh, ex leader dei Fratelli Musulmani,Muhammad Sali al-Awa, avvocato e studioso, Hazem Salah Abu Ismail, anche lui avvocato e leader della corrente salafita. Dall'altra,  l'ex ministro degli Esteri nonché ex segretario generale della Lega Araba Amr Moussa e Ahmed Shafik, nominato primo ministro dall'allora presidente Mubarak al posto di Ahmed Nazif nel gennaio 2011, quando cominciarono le proteste in piazza. 

Il primo turno elettorale si terrà il 23 e 24 maggio, con un eventuale ballottaggio il 16 e 17 giugno. Il nome del nuovo presidente sarà annunciato il 21 giugno.

Ripresa economica e sicurezza sono le questioni centrali di quello che si annuncia come il primo grande dibattito politico nel Paese, anche se sul tavolo ci sono questioni non meno rilevanti come il rapporto tra diritto e la legge islamica, il libero mercato, la condizione delle donne, la situazione dei cristiani, le relazioni con Israele. E sui rapporti con il governo israeliano affina il tiro anche la campagna elettorale del favorito per eccellenza, Amr Moussa, che in più occasioni ha criticato apertamente le politiche israeliane verso i palestinesi chiedendo a più riprese la fine del blocco di Gaza.

L'altro grande favorito nella corsa alla prima carica dello stato, Abdel Moneim Aboul Fotouh, ha ingaggiato una campagna elettorale molto personalizzata attirando le simpatie non solo dei giovani islamisti e dei liberal, ma anche di personaggi quali Rabab el-Mahdi, marxista e femminista, docente di Scienze Politiche alla American University del Cairo: «sento che l'Egitto ha bisogno di ascoltare le idee di fondo della sinistra in termini islamisti - ha dichiarato - così da non risultare troppo distanti».

Due i grandi assenti dalla competizione. Mohamed El Baradei, ex capo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e Nobel per la Pace nel 2005, rientrato in Egitto il 19 Febbraio 2010, critico nei confronti del Consiglio militare che ha definito «il capitano della nave che i passeggeri non hanno scelto» e della giunta che regge l’Egitto dalla fine del regime di Mubarak, nel gennaio scorso ha ritirato la propria candidatura per protesta contro i militari che a un anno dalla caduta di Mubarak, detengono ancora il potere e non sembrano disposti a cederlo.

All'appello manca anche il partito dei Fratelli Musulmani, che alle elezioni di novembre ha conquistato quasi la metà dei seggi in Parlamento ma che già l'anno scorso, subito dopo la caduta di Mubarak, aveva anticipato che non avrebbe presentato alcun candidato alle presidenziali. Così Aboul Fotouh, decidendo di presentarsi, è stato allontanato. 
Guidati da Mohammed Badie, i Fratelli Musulmani non hanno neanche comunicato quale candidato esterno appoggeranno, rendendo così impossibile un pronostico sul futuro presidente. Il loro appoggio infatti è fondamentale sia per il grande consenso di cui dispongono che per la loro capacità di polarizzare le simpatie di altri gruppi.

15 Marzo 2012

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