Giulia Brugnolini
Una guerra ormai trascurata dai media, dopo l’eccezionale copertura iniziale, ma che continua ad essere combattuta, soprattutto durante la notte, con scontri tra i ribelli, che non smettono di chiedere la cacciata del colonnello Gheddafi, e l’esercito che respinge con forza i tentativi di avanzata. La conquista del villaggio di Al-Qawalish, a 100 km da Tripoli, la settimana scorsa ha riacceso le speranze dell’opposizione che ha dichiarato tramite il comandante dell’unità militare dei ribelli Tarek Mardi "Stiamo difendendo il nostro popolo, il nostro Paese. Vogliamo salvare la nostra terra da Gheddafi. È un criminale”.
L’intervento Nato, sul quale contava il Consiglio Nazionale di Transizione -organo che riunisce le varie componenti dell’opposizione libica- per una rapida risoluzione del conflitto, è ora sotto il fuoco incrociato. Da una parte i vari partiti di opposizione occidentali chiedono un urgente disimpegno per l’insostenibilità della spesa bellica senza oltretutto che si abbia la certezza del successo della missione. Anche il CNT ha espresso delusione per lo scarso risultato dell’intervento internazionale e per le numerose vittime civili nei raid aerei alleati. Il segretario generale NATO Anders Fogh Rasmussen ha ribadito invece che l’intervento sta avendo esiti positivi, in linea con gli obiettivi della risoluzione 1973 dell’Onu.
È unanime, per le varie parti in causa, la volontà di risolvere al più presto la crisi che da febbraio attanaglia lo stato nordafricano. Il viceministro degli esteri Khaled Kaim ha annunciato l’intenzione di arrivare ad una soluzione politica entro l’inizio del Ramadan ad Agosto per “dare alla popolazione la possibilità di vivere in pace il mese santo”. Ma l’apertura più rilevante è arrivata ieri dal premier libico Baghdadi Mahmudi che si è detto disposto al dialogo, ad una negoziazione, a patto che cessino i bombardamenti Nato."Siamo pronti a trattare coi ribelli ma anche con l’Unione Europea, in particolare con la Francia” ha dichiarato facendo sapere che il leader Gheddafi non interverrà in queste discussioni. Un passo in avanti ma insufficiente: per intraprendere le trattative sia i ribelli che Washington e Parigi continuano a porre come conditio sine qua non l’uscita di scena del colonnello.
12 Luglio 2011