Emanuela Ulivi 

Dopo novantacinque anni, domenica scorsa è stata celebrata la Messa nella chiesa armeno-ortodossa della Santa Croce sull’isola di Akdamar, una delle quattro isole nel lago di Van, nella regione sudorientale della Turchia. La chiesa, un gioiello del X secolo restaurata dal governo turco e riaperta al pubblico come museo nel 2007, testimonia l’importanza della comunità armena durante l’impero ottomano, prima dei massacri e delle deportazioni degli anni 1915-1917. Chiusa dal 1915 è quindi un simbolo del sofferto processo di riconciliazione tra le due comunità.

La chiesa era stata benedetta il giorno precedente dal Patriarcato turco-armeno e sull’altare era stata posta una grande tavola raffigurante la Vergine, da conservare nel museo di Van fino alla celebrazione dell’anno prossimo.

I dati ufficiali parlano di 3.500 persone, tra queste, insieme alle autorità locali, alcune rappresentanze diplomatiche europee. Un migliaio gli armeni, in parte cittadini turchi (700.000, concentrata ad Istanbul dove ci sono diverse chiese), altri arrivati dalla vicina Armenia –passando dalla Georgia perché il confine con la Turchia è chiuso- dall’Europa, dal Medioriente e dall’America, che sono sbarcati domenica mattina sull’isola. La maggior parte è stata costretta a seguire la cerimonia su grandi schermi fuori dalla chiesa. Tra queste, insieme alle autoritá locali, alcune rappresentanze diplomatiche europee.

Un avvenimento di portata storica, coperto dai media mondiali. Duecento i reporter. Rilevante anche per la Turchia, Paese a predominanza musulmana , che ha potuto sottolineare - specie agli occhi dell’Unione Europea- il clima di tolleranza religiosa.

Ma è stato anche occasione di polemica per il mancato posizionamento, in tempo per la celebrazione, della croce sul tetto della chiesa esposta quindi all’ingresso (anche le campane non c’erano e sono state sostituite da una registrazione). Per protesta, la Chiesa Armena di Erevan ha rinunciato ad inviare alla celebrazione i due vescovi come previsto e nella capitale armena in centinaia, invece di andare alla Messa sul lago di Van ritenuta un’operazione pubblicitaria, hanno assistito ad un’altra Messa presso il Memoriale dedicato ai massacri. 

Dal 2007 la croce non è ancora sul tetto. Al di là delle difficoltà tecniche per portare una gru sull’isola ed issare una croce di 200 chili su una struttura millenaria che forse non avrebbe potuto sopportarla, “L’Armenia non risponde ai passi positivi della Turchia” ha affermato il sindaco del distretto di Van al Hurriyet Daily News aggiungendo che se l’Armenia avesse accettato le condizioni della Turchia e fatto dei passi positivi in direzione del dialogo, la croce sarebbe stata probabilmente già eretta.

Armenia e Turchia, dopo la chiusura delle frontiere nel 1993, stanno cercando di normalizzare le relazioni ma le difficoltà non mancano nonostante gli accordi siglati lo scorso ottobre. Nodo centrale della riconciliazione, il massacro di un milione e mezzo di armeni durante la Prima guerra mondiale che gli armeni chiamano “genocidio”, mentre  Ankara rigetta questo termine sostenendo che sono stati uccisi non solo molti cristiani armeni ma anche molti musulmani turchi.

21 settembre 2010

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