Redazione 

Ci sono 470 prigionieri politici in Iran, persone imprigionate per le loro opinioni o per i loro scritti.  Tra i detenuti vi sono 39 donne e 28 uomini condannati a morte. Una lunga lista annunciata da Reporter e Attivisti dei Diritti Umani in Iran (RAHANA), in cui si afferma che i prigionieri sono suddivisi in  25 diverse prigioni e 268 di loro non conoscono neppure le accuse mosse nei loro confronti e per le quali vengono privati della loro libertà. E la lista, aggiunge il rapporto, non è completa perché “non include i nomi di tutti i prigionieri politici in Iran”.

Le violazioni dei diritti umani fondamentali, insomma, continua ad imperversare nel paese degli ayatollah. Ci sono persone, dice RAHANA, che sono in carcere solo per le loro opinioni, per le credenze religiose o per aver criticato il regime. La sezione dell'organizzazione che si occupa dei diritti dei detenuti - RAHANA's Prisoners' Rights Units - precisa che dei 470 detenuti il cui nome è noto, 120 sono curdi (minoranza che rappresenta circa il 7% del popolo iraniano), 101 attivisti politici, 59 studenti, 49 giornalisti o blogger, 43 che appartengono a minoranze religiose, in particolare la minoranza Bahai. Il famigerato carcere di Evin ospita la maggiore parte dei prigionieri politici detenuti, seguiti dalla prigione centrale Orumiyeh (34 prigionieri), Sanandaj (33) e  Rajai Shahr (28).

Non ci sono informazioni sulla sorte di 134 persone e in alcuni casi il rapporto si limita al nome del prigioniero e l’indicazione della prigione. I nomi di Farzad Kamangar, Shirin Alam Hoole, Eslamian Mehdi, Ali Heydarian Farhad Vakil, sono stati rimossi dalla lista dopo la loro esecuzione avvenuta due settimane fa. Il destino dei prigionieri è particolarmente preoccupante visto l'attuale atteggiamento della magistratura. “Ci auguriamo che in futuro - afferma Rahana - i nomi rimossi siano soltanto quelli delle persone che sono state rilasciate”.

28 maggio 2010

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