Redazione
Il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha affermato che la costruzione degli insediamenti nei territori ad est della città continueranno, nonostante l’assicurazione da parte di Israele di interrompere ogni costruzione fino al raggiungimento di una soluzione per Gerusalemme est. I colloqui indiretti tra le due parti erano ripresi durante il fine settimana dopo che il primo Ministro israeliano Benyamin Netanyahu aveva accettato di fermare lo sviluppo del progetto a Ramat Shlomo per due anni. Ma l'ufficio del sindaco di Gersualemme ha rilasciato una dichiarazione nella mattinata di ieri affermando che le costruzioni sarebbero continuate “in tutte le parti della città”. “Stiamo aspettando che il Ministero dell'Interno approvino i piani e aiutino nello sforzo di preservare la popolazione giovane per tenerla a Gerusalemme, che soffre di carenza di abitazioni, e per fermare l'emigrazione dalla città”, ha detto Nir Barkat.
“Abbiamo fiducia che il primo ministro non approverà un blocco a Gerusalemme, né a parole nè nei fatti”. Nessun progetto di nuovi alloggi israeliani a Gerusalemme Est è stato approvato da marzo, sollevando la speculazione che Netanyahu aveva imposto una moratoria de facto; che consentirebbe ai colloqui di procedere, evitando al contempo una resa dei conti con i suoi partner della coalizione di estrema destra.
Il governo israeliano, lo scorso marzo, ha approvato in via preliminare la costruzione di 1.600 nuove abitazioni nel quartiere di Ramat Shlomo. Ma l'annuncio di Netanyahu non dovrebbe interessare quelle case: la costruzione a Gerusalemme è un processo lungo, e il progetto Ramat Shlomo deve ancora ricevere diverse approvazioni complementari prima di poter iniziare la costruzione, nonostante l'approvazione preliminare. “Il processo di approvazione finale non si produrrà prima dell'anno prossimo e l'inizio della costruzione vera e propria richiederà probabilmente diversi anni” ha affermato un funzionario del governo di Netanyahu. La costruzione vera e propria, in altre parole, non si sarebbe mai verificata prima della fine dei due anni di congelamento indicati da Netanyahu. Tuttavia, il suo annuncio ha provocato indignazione tra i conservatori israeliani. Uzi Landau, ministro delle infrastrutture e membro del partito di destra Yisrael Beiteinu, ha definito l'annuncio di Netanyahu “un errore grave”, secondo il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth. I politici di altri partiti nazionalisti, compresi Habayit Hayehudi e Unione Nazionale, hanno anche rilasciato dichiarazioni condannando la decisione di Netanyahu. I partiti conservatori hanno minacciato di ritirarsi dalla coalizione di governo di Netanyahu, se egli avesse approvato un congelamento dell'accordo a Gerusalemme est.
Netanyahu ha già detto che una sosta limitata alla costruzione nei territori occupati della Cisgiordania potrebbe essere osservata per 10 mesi, rifiutandosi di prorogare tale sospensione a Gerusalemme est. I leader israeliani e palestinesi sono d'accordo di avviare i colloqui indiretti, con la mediazione degli Stati Uniti, che formalmente sono iniziati domenica scorsa. I colloqui erano stati sospesi per 17 mesi, e i palestinesi avevano in precedenza rifiutato di prendervi parte a meno che Israele non avesse sospeso ogni attività di insediamento in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Mahmoud Abbas, il presidente palestinese, ha affermato che si impegnerà al fine di sbloccare i negoziati, secondo un comunicato diffuso dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. I colloqui indiretti dovrebbero protrarsi per quattro mesi. Sono i primi negoziati tra le due parti dal dicembre 2008 e l’operazione Piombo Fuso. I leader palestinesi vogliono concentrare i colloqui sui confini definitivi del loro futuro Stato, mentre Netanyahu ha già fatto sapere che è disposto a discutere di confini provvisori.
"Israele demolirà le case arabe a Gerusalemme est"
Oggi il Ministro della sicurezza pubblica Yitzhak Aharonovitch ha ribadito che Israele demolirà le case degli arabi a Gerusalemme Est nonostante il riavvio dei colloqui indiretti di pace.
Aharonovitch ha fatto il suo intervento alla sessione plenaria della Knesset di oggi, affermando che le demolizioni erano state rinviate negli ultimi mesi in modo da non danneggiare gli sforzi dell'inviato speciale statunitense George Mitchell per la ripresa dei colloqui di pace. Ma ha anche precisato che attualmente non esiste un ordine per il quale la polizia non debba far demolire le case.
Da parte sua il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ribadito alla Knesset che Israele intende dare la priorità a Gerusalemme su altre aree, aggiungendo che “Gerusalemme” e il suo nome alternativo ebraico “Zion” appare 850 volte nell'Antico Testamento. “Per quanto riguarda Gerusalemme, quante volte è citato nelle Sacre Scritture di altre fedi?”, ha domandato.
Anniversario riunificazione di Gerusalemme
Israele intanto ha celebrato il suo 43 anniversario della "riunificazione" di Gerusalemme, termine israeliano che indica l'annessione della parte araba della città nel giugno del 1967 dopo la guerra dei sei giorni. Tale annessione de facto è stata completata con l'approvazione, il 30 luglio 1980, di una legge fondamentale che ha proclamato Gerusalemme "riunificata e capitale eterna di Israele". Ieri sera sono state celebrate cerimonie ufficiali, che proseguiranno oggi alla presenza delle principali personalità dello stato ebraico.
Ultimo aggiornamento 12/05/2010
11 maggio 2010