Stamattina il New York Times nella sua edizione on-line rivela che l’Iran nega la sua volontà di esportare la maggior parte dell’uranio arricchito all’estero per trasformarlo in combustibile da usare per scopi civili ribaltando così il punto centrale dell'accordo proposto dall'Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ufficialmente approvato la settimana scorsa da Usa, Russia e Francia a Vienna.
La notizia non solo intacca il nodo centrale dell’accordo ma arriva giusto un giorno dopo le parole di apertura e collaborazione del presidente iraniano Ahmadinejad: “Iran dà il via libera allo scambio dell'uranio e siamo pronti a collaborare con le sei grandi potenze occidentali sulla questione nucleare”.
La proposta dell’Aiea prevede che oltre 1000 chilogrammi di uranio vengano trasferiti in Russia entro il 15 Gennaio per alimentare un reattore per uso medico. La successiva trasformazione in combustibile è poi prevista in Francia prima del rientro in Iran. Il programma dell’Aiea intende privare all'Iran la quantità di materiale necessaria per la costruzione di una bomba atomica.
La controproposta iraniana prevede sempre un trasferimento dell’uranio all’estero ma non in un'unica soluzione bensì in più volte e in aggiunta ha chiesto, che per ogni lotto in uscita le venga restituita un’equivalente quantità di carburante ad alto arrichimento.
Questa controfferta per un alto funzionario diplomatico europeo equivale a un “sostanziale rifiuto della bozza di Vienna”. “Il punto chiave è che l'Iran non è d'accordo ad esportare il suo uranio a basso livello di arricchimento - ha spiegato il funzionario – e questo non è un dettaglio marginale, ma è il punto centrale dell'accordo. "
Il direttore generale della Aiea, El Baradei ha informato l’ambasciatore iraniano dell’Aiea, Ali Asghar Soltanieh, che la controproposta non potrà essere accettata e ha quindi chiesto ulteriori chiarimenti al governo di Teheran.
L’eventualità di un rifiuto del presidente iraniano era stata pienamennte presa in considerazione delle autorità internazionali tanto che il direttore dell'Aiea si era recato segretamente a Washington nei giorni scorsi per discutere con l'amministrazione statunitense delle possibili conseguenze.
30 ottobre 2009