Alessandro Vanni
TEHERAN – Mahmoud Ahmadinejad, presidente uscente, è stato riconfermato dal risultato delle elezioni e si prepara a guidare il Paese per altri quattro anni. Ma il dato fornito dal Ministero degli Interni è fortemente contestato dagli oppositori politici del leader, che sono scesi in piazza per protestare e hanno dato vita a duri scontri con la polizia. Sarebbero oltre cento i manifestanti arrestati, e lo stesso avversario di Ahmdadinejad, Mir Hossein Moussavi, si troverebbe agli arresti domiciliari. Fra gli arrestati ci sarebbero anche il fratello dell'ex presidente Mohammed Khatami, un ex portavoce del governo e un ex vice speaker del Parlamento. Pur nella grande confusione che ha seguito, e sta tuttora seguendo lo spoglio dei voti, si inizia a delineare la situazione nel Paese. Secondo alcune fonti sarebbe in atto una vera e propria retata contro i riformisti, prelevati nelle loro case e portati nelle caserme di Teheran. Nelle strade è tornata la calma, ma la polizia pattuglia le strade e ha allestito numerosi posti di blocco. In giornata il riconfermato presidente terrà una conferenza stampa durante la quale è attesa una forte contestazione.
Ahmadinejad aveva dichiarato ieri che le elezioni erano state "libere e democratiche", con una partecipazione di quasi 40 milioni di persone che avevano scelto un “cammino di risveglio, orgoglio e dignità”. Subito dopo la fine delle operazioni di voto, Moussavi aveva annunciato la propria vittoria con un ampio margine sul rivale uscente. Ma poco dopo, lo stesso Ahmadinejad, in un discorso pubblico, aveva smentito le affermazioni di Moussavi e proclamato la sua riconferma. Sono seguite accuse di brogli e manipolazioni da parte dei sostenitori dello sconfitto. I dati forniti dal Ministero dell’Interno riportano un’affluenza mai vista prima, attestata intorno all’80%, che attribuiscono il 65% del consenso al presidente uscente e solo il 31% a Moussavi, con Mehdi Karroubi all’1% e l'ultraconservatore Mohsen Rezaei a meno del 2%. Il risultato e' stato appoggiato dalla guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei e dallo speaker del parlamento, Ali Larijani.
Da parte degli osservatori internazionali restano forti perplessità, proprio per l’ampio margine attribuito ad Ahmadinejad, la cui popolarità era in netto calo a causa della forte crisi economica, dovuta all’elevato tasso di disoccupazione, e all’altissima inflazione che ha fatto crollare il potere di acquisto di gran parte della popolazione. Molti episodi di censura sono stati segnalati prima del voto: numerosi siti internet che appoggiavano Moussavi oscurati da parte del governo, il servizio di invio degli sms (molto usato dal candidato riformista, sostenuto dalla parte più giovane della popolazione) completamente fuori uso, televisioni e radio indipendenti senza possibilità di operare. Dopo il discorso di Barack Obama a Il Cairo sembrerebbe sfumare anche l’aspettativa americana di poter iniziare il dialogo con nuovi interlocutori. Durante il voto, la Casa Bianca aveva affermato che, chiunque fosse uscito vincitore dalle elezioni, sarebbero state possibili “nuove relazioni”. Per quanto riguarda Israele, un portavoce del governo guidato da Netanyahu ha affermato che è giunto il momento per il mondo intero di “riesaminare la politica verso l’Iran e i suoi programmi nucleari”.
14 giugno 2009