Emanuela Ulivi
Una nuova iniziativa di pace che coinvolga gli stati arabi nei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi, secondo quanto riportato dal quotidiano on line Haaretz, è stata annunciata dal presidente USA Barak Obama all’indomani del suo primo colloquio da capo dello stato col premier israeliano Benjamin Netanyahu. L’iniziativa prevede tra l’altro, la normalizzazione immediata e non alla fine del processo di pace, dei rapporti tra gli stati arabi e Israele, come in fondo propone la stessa iniziativa araba rilanciata dal re Abdallah di Giordania nella precedente visita alla Casa Bianca e che riguarderebbe 57 stati arabi.
Al termine del colloquio di ieri durato un’ora e quarantacinque minuti, le posizioni dei due leader sono rimaste distanti su alcuni punti fondamentali. Il presidente Obama ha sostenuto la necessità di due stati per due popoli, israeliano e palestinese, ed ha chiesto il congelamento delle colonie nei Territori. Non di stato palestinese ma di autogoverno ha parlato il premier israeliano Netanyahu, chiedendo ai palestinesi di riconoscere l'ebraicità dello Stato di Israele. Riguardo alle colonie, ha riferito della posizione comune sulla necessità di tenere fede agli impegni, riferendosi all’esperienza della striscia di Gaza, da dove Israele si è ritirato senza che cessassero gli attacchi palestinesi.
Riguardo all’Iran, questione sulla quale il capo del governo israeliano puntava particolarmente, il presidente Usa ha rassicurato Israele sull’apertura diplomatica nei confronti di Teheran, che sta proseguendo il suo programma nucleare a scopi civili dichiara, per realizzare la bomba atomica pensano gli Usa e non solo loro. Tra questi, Israele, oggetto degli attacchi del presidente iraniano Ahmadinejad, che non si aspetta molto dagli esiti di questa azione diplomatica e non esclude un attacco. L’azione diplomatica, ha sottolineato il presidente Obama, non durerà all’infinito: se entro la fine dell’anno non si registreranno dei progressi, gli Stati Uniti compiranno passi ulteriori, comprese le sanzioni.
Ma mentre il presidente palestinese Mahmoud Abbas, pur dicendosi deluso dalle affermazioni di Netanyahu, saluta con favore le posizioni del presidente Obama, in particolare riguardo la nascita di uno stato palestinese, il gruppo fondamentalista di Hamas che governa la striscia di Gaza non ha apprezzato neanche la posizione del presidente USA, ritenendola fuorviante e mirata solo ad “assicurare la continuazione dell’esistenza di Israele come stato razzista”.
Questi i primi esiti della nuova politica della Casa Bianca in Medio Oriente, dove insieme al conflitto israelo-palestinese, la questione del nucleare iraniano, cioè del potenziale atomico nelle mani del regime teocratico sciita di Teheran, non spaventa solo gli Usa e Israele ma i Paesi arabi che hanno visto dalla guerra in Afghanistan in poi, accrescere l’influenza iraniana nella regione. Prossimo step, il 4 giugno 2009, col discorso del presidente Barak Obama al Cairo.
19 maggio 2009