Monika Kaminska 

Inizia oggi a Ginevra la seconda conferenza sul razzismo delle Nazioni Unite, ribattezzata Durban II, dal nome della città sudafricana in cui si tenne il primo meeting nel 2001. Dopo Stati Uniti, Italia, Israele e Canada, anche l’Australia e l’Olanda si aggiungono all’elenco dei paesi che non parteciperanno al forum di Ginevra. Tra i principali motivi che hanno spinto una parte dell’occidente a non partecipare c’è la presenza del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, criticato per le sue dichiarazione antisioniste, e il testo del documento finale, elaborato con la partecipazione della Siria, che considera l’occupazione militare di territori stranieri come atto di razzismo; un indiretto riferimento allo stato di Israele, come hanno sottolineato in molti.

Alcune modifiche apportate al testo, come ad esempio la possibilità di limitare la libertà di espressione per evitare le offese contro la religione, hanno spinto il Vaticano a partecipare al summit. La sudafricana Navanethem Pillay, responsabile dei Diritti Umani delle Nazioni Unite si è dichiarata “sconvolta e dispiaciuta” per quanto sta accadendo, aggiungendo che “una manciata di Stati ha permesso che una o due questioni dominassero il loro approccio al problema del razzismo, mettendole al di sopra delle preoccupazioni di molti gruppi di persone, che soffrono simili forme di razzismo e intolleranza”.

20 aprile 2009

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