Angelo Valsesia 

Il Presidente statunitense Barack Obama – lo scorso martedì – ha compiuto una visita inaspettata in Iraq atterrando a Baghdad. La visita è facilmente classificabile come le tipiche visite presidenziali alle proprie truppe all'estero. Egli ha ringraziato le centinaia di soldati per il loro lavoro ed il loro aiuto in Iraq ed ha incontrato il Comandante statunitense – Gen. Ray Odierno – e il Primo Ministro iracheno Nuri Al-Maliki.

Obama ha dichiarato che è arrivato il momento per le truppe statunitensi di lasciare il paese e per gli iracheni di prendere il completo controllo del loro paese. Ha, oltretutto, sottolineato i punti positivi della recente collaborazione di Washington con le istituzioni irachene, come il progresso fatto nel lavoro accanto al governo ed il reale “fervore” interno a riguardo di questioni politiche. Il Presidente statunitense ha sostenuto che gli Iracheni “hanno bisogno di prendere la responsabilità del loro paese e della loro sovranità”. In termini pratici, questo sta a significare che “devono decidere di risolvere le loro differenze attraverso mezzi costituzionali e legali”.

Durante l'incontro con il Gen. Odierno, si è discusso della possibilità di integrare componenti Sunnite all'interno delle forze di sicurezza irachene, così come degli impegni militari statunitensi per il ritiro delle truppe dal paese mediorientale. La strategia d'uscita delle truppe vede la rimozione delle forze di combattimento entro il 31 Agosto 2010, ed il ritiro di tutto il personale militare entro la fine del 2011. Nel suo incontro con il Primo Ministro Al-Maliki, i due rappresentanti hanno principalmente discusso delle loro relazioni bilaterali.

Anche se Baghdad ha compiuto diversi passi in avanti verso la stabilità istituzionale, la stessa cosa non può essere detta per ciò che concerne la coesione sociale sugli strumenti legali e costituzionali. Nell'ultimo periodo, il livello di violenza si è rapidamente alzato: il numero degli episodi di violenza è cresciuto soprattutto a Baghdad facendo sorgere dubbi sulle potenziali conseguenze del ritiro statunitense. Lunedì scorso, sei auto-bomba sono esplose uccidendo 36 persone e – ieri – un altro simile episodio ha causato 9 morti (tutti gli attacchi erano diretti contro obiettivi Sciiti), lasciando intendere che il paese rimane ancora impantanato nella tensione politica e faziosa.

I 'nuovi' interessi di Washington in Medio Oriente sono indubbiamente l'Afghanistan ed il Pakistan. Ma come era stato affermato più volte da Obama durante la sua campagna elettorale, è importante non abbandonare un paese lontano dalla stabilità e che rischia – oltretutto – di trasformarsi in un elemento d'instabilità per tutta la regione.

8 aprile 2009

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