Emanuela Ulivi
Fissate per il 25 gennaio 2010 le elezioni presidenziali e legislative nei territori palestinesi. Lo ha annunciato il segretario generale dell’Anp Mustafa Barghouti. La decisione è emersa al termine dei colloqui durati una settimana tra Hamas, Fatah e le varie fazioni palestinesi, riunite al Cairo dal presidente egiziano Mubarak nel tentativo di riconciliare le parti dopo la guerra a Gaza. La decisione è stata presa durante uno dei sei comitati nei quali sono stati ripartiti i vari gruppi palestinesi e sarà valida solo se si arriverà ad un accordo complessivo sulla condivisione del potere.
La divisione tra Hamas, la formazione islamica che ha vinto le elezioni legislative nel 2006 (lo stesso 25 gennaio) e Fatah, il partito che sostiene il presidente Mahmoud Abbas, è diventata ancora più profonda dopo che nel giugno 2007 Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza costringendo il più moderato Fatah nella West Bank.
Gli attuali colloqui sponsorizzati dall’Egitto - che ha avuto un ruolo fondamentale nella trattativa per il cessate il fuoco con Israele- dovrebbero favorire la formazione a breve di un governo palestinese di unità nazionale per procedere poi alle elezioni. La distensione favorirebbe anche la ricostruzione a Gaza dove vige il blocco imposto da Egitto e Israele, per finanziare la quale la comunità internazionale ha stanziato 5 miliardi di dollari.
Le differenze tra i fondamentalisti di Hamas e i più laici appartenenti di Fatah restano comunque sul tappeto e riguardano sostanzialmente il riconoscimento di Israele, che Hamas rifiuta. E segnatamente se Hamas, come chiede il presidente Abbas per qualunque futuro governo palestinese, debba impegnarsi negli accordi già presi dall’Anp con Israele, cosa che equivarrebbe ad un implicito riconoscimento, o semplicemente rispettarli. La questione è cruciale per la formazione del governo di unità nazionale ed è per questo che l’Egitto ha inviato il ministro degli esteri Ahmed Aboul Gheit a Bruxelles e il capo dell’intelligence Omar Suleiman a Washington per cercare di convincere UE ed USA ad accettare anche una posizione meno impegnativa di Hamas.
Niente di fatto invece per quanto riguarda lo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas nonostante i due inviati israeliani al Cairo ne abbiano discusso per due giorni, trattativa che il premier israeliano uscente Ehud Olmert avrebbe volentieri concluso prima di chiudere il suo mandato.
Nel giugno 2006 Hamas ha catturato il soldato Gilad Shalit e in cambio del suo rilascio chiede la liberazione di alcune centinaia di prigionieri palestinesi. Secondo Israele Hamas avrebbe irrigidito le sue posizioni rispetto al passato, mentre la formazione fondamentalista sostiene di non aver ricevuto un’offerta seria e che non si lascerà condizionare dal fatto che il prossimo governo, presieduto da Netanyahu, sarà meno disponibile.
17 marzo 2009