DUBAI - I mercati finanziari ricominciano a tremare, questa volta la protagonista del crack è la Dubai World, holding statale che ieri sera ha chiesto una moratoria ai suoi creditori di sei mesi per il pagamento del debito pari a 60 miliardi di dollari.
La società a capitale pubblico ha in mano i maggiori investimenti immobiliari del paese, tra cui la famosa isola artificiale a forma di palma. La richiesta di congelare i pagamenti è arrivata a causa delle difficoltà finanziarie della Nakheel, la società di costruzioni, che entro la metà di dicembre deve far fronte al pagamento di un emissione obbligazionaria in scadenza per 3,5 miliardi di dollari.
L'indebitamento del paese ha raggiunto gli 80 miliardi di dollari l'anno scorso di cui 70 miliardi fanno capo a imprese pubbliche. Tra l'altro le scadenze a breve e medio termine dei debiti di Dubai sono molto consistenti, circa 13 miliardi di bond da rimborsare l'anno prossimo e 19,5 miliardi di dollari nel 2011.
Le ripercussioni sui mercati mondiali non si sono fatte aspettare, la moratoria per sei mesi dei pagamenti sui debiti della holding, porta giù prima le Borse asiatiche e poi, in apertura, e per il secondo giorno consecutivo, anche quelle europee. Lo scossone è forte e si teme un nuovo crack finanziario.
Gli istituti con crediti maggiori nei confronti di Dubai World sono Royal Bank of Scotland, che a Londra ha ceduto il 7,61%, Barclays (-7,07% sempre sul listino inglese), Hsbc (-4,57%) e Lloyds (-4,17%) e Credit Suisse (-4,32%). Nel frattempo Standard & Poor's ha messo sotto osservazione con implicazioni negative il rating di lungo periodo delle banche locali Emirates Bank International, National Bank of Dubai, Mashreqbank e Dubai Islamic Bank, vista la loro esposizione su Dubai World.
Le difficoltà di Dubai hanno alimentato ipotesi di possibili effetti contagio in tutta l’area del Medio Oriente e delle economie emergenti, e richiamato lo spettro della crisi finanziaria asiatica della metà degli anni '90: l’emirato sta accusando un drammatico crollo dei prezzi immobiliari, che hanno subito cali dell’ordine del 50% dopo che negli anni scorsi aveva acquistato notorietà mondiale come polo finanziario dell’area che fa sfoggio di innumerevoli grattacieli.
Tra le aziende italiane attive negli Emirati Arabi Uniti c’è la Impregilo, ma assicura che le ripercussioni sono minime: "Stiamo terminando la costruzione di un impianto di desalinizzazione, già realizzato al 90%. - fanno sapere dall'azienda - La nostra posizione laggiù è assolutamente marginale”.
Infatti a rasserenare gli animi, almeno per quanto riguarda l'Italia, è il direttore generale della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni: "Per quanto riguarda il sistema Italia non ci sono problemi - ha detto - l'esposizione verso Dubai è molto contenuta, non c'è alcuna preoccupazione".
27 novembre 2009