Il popolo del Kuwait ha rispedito al mittente il messaggio terroristico che ha colpito venerdì scorso la moschea sciita Imam Al-Sadiq , in pieno centro della capitale Kuwait City, provocando 27 morti e 227 feriti ad opera di un kamikaze saudita, e si è stretto intorno all’Emiro, arrivato immediatamente sul luogo dell’attentato, mostrando la sua arma: l’unità del Paese. “L'esplosione mirava a strappare il tessuto sociale kuwaitiano che è ben solido, fomentando divisioni settarie e conflitti”, ha affermato S.A. l’Emiro Sheikh Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah, ammonendo che questo non accadrà perché i kuwaitiani conoscono bene il valore dell’unità e della coesione sociale. Ed ha subito predisposto l’immediata ricostruzione della moschea, mentre i kuwaitiani, sunniti e sciiti, hanno pregato insieme e donato sangue per i feriti ricoverati negli ospedali.

Quello rivendicato dai jihadisti dello Stato Islamico, che non solo è stato un affronto alla religione nel mese sacro del Ramadan uccidendo in una moschea in cui erano riuniti circa duemila fedeli per la preghiera del venerdì, ma una strategia mirata, vista la concomitanza con gli attentati a Sousse in Tunisia e all’impianto di gas a Saint-Quentin-Fallavier in Francia - probabilmente anche questo di matrice islamica -, è stato per il Kuwait l’occasione per ribadire con grande chiarezza e determinazione che non c’è posto in quella terra per il terrorismo e per le ideologie distruttive che lo alimentano. Che il Paese rimarrà “un’oasi di pace e di armonia”.

Le condanne e la solidarietà internazionale dell’attentato hanno trovato in Kuwait istituzioni solide e ferme nel rigettare il terrorismo e nell’assicurare alla giustizia chiunque attenti al Paese. Rafforzate le misure di sicurezza, l’attenzione è alta anche verso i messaggi del fondamentalismo, dai quali debbono essere tenuti lontani i giovani.

E il Kuwait ce la farà. Le vittime dell’attentato sono state dichiarate “Martiri del Kuwait”, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa; e se la fermezza, insieme alla benevolenza a tratti paterna, di S.A. l’Emiro sono un punto fermo, altrettanto saldo è il popolo kuwaitiano, ben deciso a non farsi strappare di mano una terra di pace, di tolleranza, di unità e di armonia.

(Fonti: en.alkuwaitya.com/Kuna)

30 giugno 2015

e.u.

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