Emanuela Ulivi
E’ un giovane kuwaitiano di trentadue anni, Saud Alsanousi, il vincitore della sesta edizione del Premio Internazionale della Narrativa Araba, con Tronco di bambù, una storia che getta uno sguardo disincantato sulla questione dei lavoratori stranieri nei Paesi arabi. Il riconoscimento gli è stato consegnato il 23 aprile scorso ad Abu Dhabi, nell’ambito della ventitreesima edizione della Fiera Internazionale del Libro di Abu Dhabi dal 24 al 29 aprile.
Dedicato al miglior romanzo dell’ultimo anno, il Premio Internazionale della Narrativa Araba é sostenuto dalla Fondazione Booker Prize di Londra ed é finanziato da quest’anno dall’ Autorità per il Turismo e la Cultura di Abu Dhabi.
Alla seconda prova dopo Prigioniero degli specchi uscito nel 2010, Saud Alsanousi ha conquistato la giuria presieduta dallo scrittore egiziano Galal Amin, sia per lo stile che per il contenuto umano e sociale del suo racconto. La storia narrata è quella di Jose, figlio di una filippina e di un importante kuwaitiano, che torna dopo l’infanzia trascorsa nella patria della madre, in Kuwait dove scopre che quello non è il paese mitico descritto dalla mamma e si ritrova diviso tra la sua appartenenza biologica e affettiva alla famiglia paterna, e i pregiudizi sociali verso un cittadino figlio di genitori di nazionalità diversa. La sua appartenenza familiare, si chiede l’autore, “basterà a farlo accettare, oppure le nostre usanze, la nostra tradizione e cultura prevarranno?”
“Era davvero importante scriverlo”, ha dichiarato Alsanousi che si è documentato recandosi direttamente nelle Filippine. “In Kuwait come in altri Paesi arabi, non sappiamo niente dei lavoratori stranieri, delle loro sofferenze e di quanto sia dura la loro vita in paesi tanto lontani”. “Vorrei – ha concluso- che noi vedessimo noi stessi come loro ci vedono”.
Il suo libro promette di far riflettere non solo le società arabe: insieme al premio in denaro di 50.000 dollari, il libro verrà tradotto in inglese e apparirà nelle vetrine occidentali.
26 aprile 2013