Letizia Mancini
Il 20 ottobre Reporters sans frontiers, l’organizzazione internazionale che monitora la libertà di stampa nel mondo, ha stilato la classifica di tutti i paesi in base alla libertà di espressione di cui godono.
Guardando la classifica notiamo che il primato è tutto nord europeo in quanto la prima classificata è la Danimarca, seguita da Finlandia, Irlanda, e Norvegia. Gli Stati Uniti hanno fatto un balzo di ben 20 posti rispetto all’anno precendente, posizionandosi al 20esimo posto, una posizione prima del Regno Unito.
Caduta libera invece per l’Iran che dal 166esimo posto si ritrova quart’ultima, al 172esimo posto. Diversi giornalisti iraniani hanno dichiarato che loro colleghi sono stati arrestati innescando un processo in stile stalinista, in cui i più elementari diritti degli imputati sono tuttora calpestati.
La Siria, al 165esimo posto, ha seguito un andamento simile perdendo 6 posizioni.
In fondo classifica si collocano il Turkmenistan, Corea del Nord e ultima Eritrea. Un paese, secondo i giudici dei reporters sans frontiers, in cui i media sono talmente soppressi che neanche esistono.
Nota positiva per il Kuwait che ruba il primato del paese con più libertà di stampa nel mondo medio orientale a Israele che crolla al 93esimo perdendo ben 47 posizioni.
Il Kuwait si trova al 60esimo posto, guadagnando oltre al primato del paese con più libertà di stampa nel mondo medio orientale anche una posizione in classifica rispetto all’anno precedente.
Nonostante questo primato arabo sono ancora molte le problematiche relative alla libertà di espressione nel Kuwait, questioni come la censura rimangono aperte.
A seguire in classifica il Kuwait troviamo il Libano, Emirati Arabi Uniti (86esimo), Qatar (94), Oman (107) e infine l’Arabia Saudita al 163esimo posto.
I giudici della organizzazione internazionale hanno concluso che sfortunatamente c’è stata poca evoluzione nei paesi del Golfo, dove c’è una quasi totale mancanza di Media indipendenti. L’auto censura è sistematica.
A riguardo sono stati intervistati dei giornalisti che sotto forma anonima hanno espresso la loro opinione sulla libertà di stampa nei paesi arabi.
Clara, una giornalista di un quotidiano arabo locale, spiega che l'auto-censura ha preso prevalenza rispetto all'interesse del pubblico. Dichiara che a volte la pressione sia da inserzionisti o da grandi impresari rendono i media meno liberi. Secondo Clara in Kuwait i mezzi di comunicazione sono liberi, ma non riescono a rispettare il ruolo e riconoscere la responsabilità di libero informatore che ha il giornalismo, magari confinando alcune notizie al margine.
Di diversa opinione è Samir, un giornalista di un quotidiano locale arabo che definisce la stampa kuwaitiana libera e ha lodato la grande libertà di azione di cui gode a lavoro, qualcosa di molto raro in questa parte del mondo.
Hussain Abdulrahman, un giornalista del quotidiano arabo Al-Qabas, sostiene che lo stato libero dei mezzi di comunicazione in Kuwait potrebbe essere attribuito alla diversità di opinioni che sono disponibili nel settore dopo la liberalizzazione della legge sui media del 2006 e dopo la liberazione del 1991. Egli dice, che oggi in Kuwait ci sono circa 15 giornali in arabo e tre giornali inglesi e non vi è nessun giornale del governo.
23 ottobre 2009