Emanuela Ulivi

Firenze ospiterà dal 21 al 25 gennaio 2019 la 14° Conferenza Internazionale sulla Storia e Archeologia della Giordania (International Conference of the History and Archeology of Jordan), un appuntamento prestigioso a cadenza triennale che riunisce archeologi e storici da tutto il mondo interessati alla Giordania, al Medio Oriente e alle relazioni culturali euro mediterranee.

Nata su iniziativa del principe Hassan bin Talal nel 1980 per evidenziare il ruolo della Giordania, con le sue comunità, nello sviluppo delle civiltà mediorientali e euromediterranea, la ICHAJ, ospitata nel tempo in varie parti del mondo, arriva a Firenze grazie al partenariato tra il Dipartimento delle Antichità della Giordania e l’Università di Firenze, che, col suo Dipartimento Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo, organizza da anni missioni archeologiche, da Petra al castello di Shawbak, la fortezza crociata considerata dagli studiosi uno dei più importanti insediamenti medievali di tutto il Medio Oriente.

Oltre al Comune, altro partner della 14° ICHAJ è il Centro Studi del Mediterraneo Antico e del Vicino Oriente (CAMNES), un’eccellenza italiana e fiorentina in ambito internazionale, che ha tenuto tra l’altro l’anno scorso il Corso di Conservazione e Restauro Archeologico di Strutture a Madaba, inserito nel progetto del Madaba Regional Archaeological Museum Project.

Il tema scelto in questo appuntamento - che aprirà i lavori nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio e proseguirà all’Università di Firenze - è Culture in crisi: flussi di persone, falsificazioni e idee, per approfondire il ruolo delle crisi come acceleratori dei processi storici ma anche come opportunità di elaborazione e diffusione di nuove energie.

La Conferenza è parte di un calendario di iniziative che rientrano nel programma di manifestazioni che si protrarranno per tutto l’anno, dal titolo Italia, Culture, Mediterraneo, promosso in vari Paesi dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. E che in Giordania è iniziato sotto il segno di Dante e del suo poema - conosciuto in tutto il mondo, quindi ponte ideale tra le culture - con l'esposizione di arte calligrafica ad Amman dal 5 al 24 febbraio scorsi, Scrivendo la Divina Commedia... nelle lingue del mondo, realizzata in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura del Cairo, sulla trascrizione calligrafica e grafica dei primi 21 versi della Divina Commedia in varie lingue, ad opera di maestri calligrafi. Tra i vari eventi in programma, anche il progetto visivo dal titolo Inventory. The Fountains of Za'at' di Margherita Moscardini, l’artista di Donoratico che in collaborazione con artisti, designer, architetti e ingegneri locali, sta effettuando un inventario delle fontane ornamentali realizzate dentro il campo profughi siriani di Za'atari, in vista di una mostra.

Il programma della Giordania prevede anche la mostra Drawn memories... recording the Mediterranean memories di Kamel Mahadin, architetto paesaggista e disegnatore, che mette a confronto Petra e Matera - quest’ultima Capitale europea della cultura nel 2019 - due città che condividono la pietra come elemento caratterizzante, e varie iniziative dedicate al decimo anniversario dalla scomparsa di Padre Michele Piccirillo, il frate francescano archeologo, al cui nome si proporrà di intitolare il Parco archeologico di Madaba e di dedicare una borsa di studio destinata a un medico giordano per la specializzazione nella chirurgia robotica. A Padre Piccirillo saranno dedicati anche la proiezione del film di Rai Cinema Tessere di pace nel Medio Oriente, che testimonia il suo lavoro di archeologo della pace, la prima esecuzione assoluta di una cantata per coro e orchestra nell'ambito del ''Terra Sancta Organ Festival", la Marcia della Pace, dal monte Nebo al sito del Battesimo e la pubblicazione di un libro sul lascito progettuale di Padre Piccirillo.

28 marzo 2018

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