Il clamore era inevitabile. E’ il primo musulmano in Italia laureato in teologia. Difficile da capire - e da digerire per alcuni - che il dialogo interreligioso possa arrivare a tanto. Un sogno realizzato invece per Hamdan Al Zeqri, insegnante di arabo da quando era poco più che un ragazzo presso l’Associazione Italia Kuwait che ha festeggiato questo traguardo riunendo i soci ed alcuni esponenti della città non meno amici dell’Associazione. Tra questi Alessandro Martini, ex direttore della Caritas e assessore del Comune di Firenze che tra le sue deleghe annovera quella ai Rapporti con le confessioni religiose, il Console della Tunisia Gualserio Zamperini, il consigliere comunale Jacopo Cellai.

Hamdan da sette anni non vede la famiglia, in salvo da qualche parte. Non può tornare a casa, in Yemen c’è la guerra. E la fame. Non sente il profumo dell’origano di montagna. La menta, che la mamma gli ha nascosto in valigia l’ultima volta che è partito, invece cresce disinvolta e si fa largo nel prato della grande casa in cui Hamdan vive con la comunità del Mulino, a Vicchio, tra i boschi del Mugello. La sua seconda famiglia, dice lui, fatta di persone che hanno deciso di vivere secondo lo spirito comunitario dei primi cristiani.

Hamdan è musulmano, convintamente. Ed è anche – parole sue – innamorato di Gesù, identificato nel Corano come un profeta e nella fede cristiana al centro di un mistero che mescola umano e divino. Hamdan lo ha conosciuto meglio non solo dopo aver accettato l’invito di Giusto Barbin, il fondatore della comunità, vicino di letto in un ospedale dove si era ricoverato per l’ennesimo intervento ad una gamba, che è poi il motivo che lo ha portato in Italia 15 anni fa. Ma anche perché dopo tre anni sui libri Hamdan si è laureato, a Firenze, alla Facoltà teologica dell’Italia centrale il 15 di ottobre scorso.

Al mattino Hamdan lavora in un’azienda, ma fa un sacco di cose: è mediatore culturale e assistente spirituale dei detenuti musulmani nel carcere di Sollicciano, segue i giovani della comunità islamica fiorentina, tiene i corsi di arabo alla nostra Associazione e trova il tempo per studiare all'università. Una faticaccia che ha affrontato avido di conoscere e di misurarsi col dialogo tra le religioni. Per questo, ora che è anche dottore, non si sente un fenomeno. Il suo percorso di studi, finanziato dalla Curia fiorentina, rientra in un progetto di dialogo condiviso con la comunità musulmana e quella ebraica e vede alcuni giovani pronti a intraprendere un percorso di scambio e di conoscenze. Hamdan è il primo. Per questo è finito sui giornali, in TV, ma anche con la corona di alloro in testa e visibilmente felice, circondato da persone importanti e da amici, ha risposto con semplicità che lui è musulmano e tale rimane, che nessuno gli ha mai chiesto di cambiare religione e che bisogna cercare ciò che ci unisce prima ancora di ciò che ci divide. Padrone della lingua italiana – è cittadino italiano dal 2017 – Hamdan ha chiarito che non sarà il primo musulmano ad insegnare religione cattolica nelle scuole come ha strillato qualche giornale, che non è un profugo (e quindi non ha mai riscosso i 35 euro che tanto preoccupano il fronte antimmigrazione) e che crede nella pace.

Hamdan è per noi quello che tra un corso e l’altro di arabo gira per i corridoi dell’Associazione con una mela in mano per uno spuntino visto che farà tardi, avvolto in una delle sue innumerevoli sciarpe, in attesa degli studenti che saluta con un ia marhaban!, benvenuto. O che nelle visite istituzionali – elegantissimo – traduce da e in arabo per conto dell’Associazione. Per questo, smorzati i toni e le enfasi su questa laurea e il polverone che sui social ha stanato i soliti antiqualcosa, l’Associazione Italia Kuwait ha voluto fargli sapere che gli vuole bene e festeggiare insieme a lui questo traguardo così importante. Un piccolo party tra amici martedì scorso, cui hanno preso parte anche i giovani della comunità musulmana, durante il quale il presidente Pierandrea Vanni, consegnandogli una targa voluta e pensata personalmente, ha sottolineato che quella di tenere dei corsi di arabo è stata ed è una scelta precisa dell’Associazione che identifica la volontà di cominciare dalla lingua per instaurare un dialogo non col mondo arabo - che non esiste - ma coi vari mondi arabi, nel rispetto delle differenze. Vanni ha poi stigmatizzato le posizioni di quelli che non hanno capito il significato e la portata di questa laurea, della quale, gli ha fatto eco l’assessore Martini, dovremmo ringraziare Hamdan: lui che porta un messaggio in controtendenza rispetto ad una società che negli ultimi tempi appare “incattivita”, dal quale traspare quello spirito di dialogo tra le culture di cui parlava Giorgio La Pira. La sfida del futuro parte da questo “grazie” ad Hamdan, ha insistito Martini, un ragazzo che conosce la sofferenza e la guerra ed ha reagito diventando lui stesso testimone del dialogo. Che ci sia molto da fare lo ha ribadito anche il console Gualserio Zamperini, sottolineando che in Tunisia, paese a maggioranza islamico, le varie religioni convivono pacificamente. 

Hamdan, come sua abitudine, ha ringraziato tutti: il presidente Pierandrea Vanni, la Curia fiorentina e la comunità musulmana che gli hanno permesso di studiare, i giovani musulmani detenuti a Sollicciano dai quali, lui afferma, va a “imparare”. “Questa laurea - ha detto - è un tassello nel dialogo tra le religioni. Le differenze sono fondamentali e vanno rispettate. Bisogna lavorare per il bene comune e trasformare la paura in curiosità”. Questa la prima lezione del neolaureato.

16 novembre 2019

e.u.

 

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