Donatella Mercanti 

L’Associazione  Italiana per la Solidarietà tra i Popoli e l’Associazione Patologi Oltre Frontiera  di cui è Presidente il Dott. Paolo Giovenali anatomo-patologo dell’Ospedale Santa Maria Della Misericordia di Perugia, ha presentato al Ministero degli Affari Esteri Italiano un progetto della durata di due anni in attesa di approvazione, in cui si prospetta la “Realizzazione di un centro prevenzione tumori in Palestina”. 

L’Obiettivo generale che ispira questa azione di cooperazione sanitaria internazionale, intende migliorare le condizioni di salute della popolazione palestinese della Cisgiordania mediante la creazione di un Centro per la prevenzione dei tumori”, ci spiega Paolo Giovenali. “I beneficiari diretti del Progetto sono i pazienti palestinesi della Cisgiordania, in particolare quelli che versano in difficili condizioni socio-economiche e a cui non è consentito spostarsi liberamente al di fuori dei territori palestinesi, nonché il personale medico, infermieristico e tecnico che verrà formato in loco e in Italia attraverso le missioni brevi di dieci esperti di settore dall’Italia e l’erogazione di dieci borse di studio da utilizzare a Roma, presso l’Ospedale San Camillo- Forlanini”. Beneficiaria indiretta sarà l’intera popolazione palestinese della Cisgiordania, circa 3.642.523 persone, che potrà usufruire di un Centro prevenzione tumori attrezzato per la diagnostica.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, negli anni recenti, ha più volte richiamato l’attenzione internazionale sull’aumento della vita nelle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, ed in particolare in quelli  delle rive orientali e meridionali del Bacino del Mediterraneo. Siria, Libano, Israele e Palestina, ma anche Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco hanno in comune le tradizioni, la religione, i costumi, l’alimentazione e lo stile di vita, compresa la “dieta mediterranea” che ha sempre rappresentato una garanzia di buona salute e di prevenzione dei tumori. Nonostante tutto, che le malattie neoplastiche, però, nei Paesi Arabi  del Bacino del Mediterraneo siano in crescita, lo testimoniano i dati raccolti dalla Mediterranean Oncology Society –MOS nel 2009 sulla base dei dati di alcuni Registri Regionali.  Un progetto di prevenzione capillare  è necessario e le competenze mediche italiane stanno porgendo il loro contributo. 

Anche le Nazioni Unite hanno stanziato forze e risorse per aiutare questi paesi. “Il Progetto supportato dalle Nazioni Unite, nasce dalla consapevolezza di una pesante inadeguatezza delle strutture oncologiche a far fronte ai bisogni della popolazione palestinese affetta da patologie tumorali, sia di adulti che di bambini. Questa situazione comporta un esborso da parte dell’autorità palestinese per il pagamento di cure sanitarie all’estero di persone affette da patologie tumorali, che costituisce attualmente la maggiore spesa del bilancio del Ministero della Salute” viene spiegato.

Gli ospedali che includono reparti di onco-ematologia sono l’Al Watani Hospital collegato all’Ospedale Rafidia, per la zona di Nablus nella parte nord della West Bank, e il Beit Jala Government Hospital per la zona di Betlemme nella parte sud della West Bank. Questi ospedali trattano circa mille nuovi casi/anno di patologia neoplastica, di cui il 10% riguarda pazienti al di sotto dei venti anni di età. Su richiesta dell’Autorità Palestinese (Ministero della Salute) e dell’Unità Tecnica Locale della Cooperazione Italiana a Gerusalemme, l’UNDP ha promosso un progetto presso l’ospedale di Beit Jala che ha riguardato:  la costruzione di un quarto piano (480 mq) per le degenze oncoematologiche e di un quinto piano (180 mq) per il laboratorio di istopatologia, l’acquisizione di attrezzature per il laboratorio di istopatologia, l’acquisto di farmaci per un anno, training di personale medico e paramedico. Il progetto ha avuto inizio nel 2001 con l’ampliamento dell’ospedale. I grandi sforzi da parte del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo di Gerusalemme, volti a reclutare in quell’area o nei paesi confinanti, Giordania ed Egitto, almeno un medico specialista in Anatomia Patologica, ancora non sono stati soddisfatti. Attualmente i due posti previsti nella dotazione organica del personale sono vacanti”. Il servizio di Istopatologia dell’Ospedale di Rafidia (zona di Nablus) ha una dotazione tecnologica lontana da standard ottimali. Manca la possibilità di effettuare esami irrinunciabili nella diagnostica anatomopatologica. Il progetto italiano di sostegno al Servizio di Anatomia Patologica nella West Bank desidera rafforzare e stabilizzare la capacità diagnostica citologica e istopatologica. Il Progetto di supporto al sistema sanitario palestinese vuole consentire all’Ospedale  di Beit Jala la possibilità di realizzare autonomamente in sede, preparati istologici, immunoistochimici e citologici.

L’Associazione Patologi Oltre Frontiera invia patologi e tecnici con il compito di iniziare il più rapidamente possibile la messa in funzione di tutte le attrezzature presenti nel laboratorio di Anatomia Patologica dedicate all’allestimento di vetrini di istologia e citologia con metodica di EE Papanicolau. Gli Ospedali e le Università dei paesi arabi (Hebron, Nablus, Ramallah), primo fra tutti, la Palestina, sono quasi completamente privi di Strutture Preventive Curative ed anche Formative.  Il progetto presentato al Ministero degli Affari Esteri,  consorzio di collaborazione tra Patologi Oltre Frontiera,  Associazione Italiana per la Solidarietà tra i Popoli ( che comprende anche l’Ospedale San Camillo di Roma), la Fondazione Formazione nel Mediterraneo, l’Unione Universitaria nel Mediterraneo, la Lega Italiana Lotta ai Tumori-LILT e l’Università An Najah di Nablus, ha concordato attività didattiche di formazione, prevenzione diagnostica, e anche un’attività culturale di informazione in lingua inglese e araba e la creazione di una Lega Palestinese Lotta ai Tumori sul modello di quella italiana. L’Occidente cerca di prestare il suo aiuto per migliorare le condizioni di salute.

Dormii e sognai che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Servii e scoprii che nel servizio s’incontra la gioia”, così aveva già scritto il poeta Tagore

23 dicembre 2013

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