Giulia Brugnolini 

La Joan Baez turca si chiama Selen Gulun. La colonna sonora di Gezi Park, teatro della protesta per la costruzione di un centro commerciale ma in realtà embrione della rivolta di un popolo stanco della crescente islamizzazione del Paese, è firmata da una pianista di musica jazz, insegnante al conservatorio di Istanbul ed apprezzata cantautrice. S’intitola I’m not afraid of you, Io non ho paura di voi.

Selen Gulun è in questi giorni in Italia, dove la scorsa settimana ha partecipato, a Fiuggi, al convegno della Fondazione Adkins Chiti - Donne in Musica. Inizialmente era soltanto una fra i tanti manifestanti di Piazza Taksim, occupata dal 31 maggio scorso e sgomberata con forza dalla polizia dieci giorni dopo. I proiettili di gomma, i gas lacrimogeni e i metodi violenti usati dalle forze dell’ordine, hanno fatto esplodere la sua reazione: “a un certo punto non ce l’ho più fatta” confessa la musicista, che ha incanalato le sue emozioni nella canzone che, rimbalzata sui social network, è diventata il leitmotiv della rivolta.

La bella e coraggiosa Selen rappresenta due volte l’anima della ribellione che sta ancora infiammando piazza Taksim. In primo luogo perché donna, la parte della popolazione colpita più pesantemente da quei provvedimenti sui costumi che il governo ha voluto più moralisti. E poi perché fa parte del mondo dell’espressività artistica e dello spettacolo, frustrato dal divieto di vendere alcolici dopo le dieci di sera, in particolare durante i festival e nei club dove si fa musica. Ma c’è anche un altro aspetto: “negli ultimi tre anni c'è stato un vertiginoso aumento dei crimini contro le donne, eppure stupri e molestie non vengono puniti come dovrebbero”, dichiara Selen dipingendo un quadro della situazione davvero drammatico.

In questi giorni Selen Gulun è a Roma; qui sta registrando una seconda canzone che come la prima, è un inno per tutti coloro che, pacificamente, vogliono difendere la democrazia.

9 luglio 2013

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