Emanuela Ulivi 

Appare tra le onde, in un giorno luminoso di buon vento e scompare negli abissi del mare dopo aver cullato un amore. Come una sirena, condannata dalla sua doppiezza.  Una testa di capelli neri, un corpo sospeso tra la vita e la morte, Lapo si era aggrappato a quella mano che la solidarieta’ marinara gli aveva allungato, premiando la tenacia della vita, la sua caparbietà. Il naufrago del mare e della sua stessa vita, afferrava la sua occasione, l’opportunità di toccare il miracolo, di riflettere, di rigenerarsi stabilendo un nuovo legame tra sè e l’esistere. Imperdibile: Lapo stringe quella mano, ci crede, ci prova. Un nuovo stupore in cui ci trascina Douha Ahdab, autrice libanese alla sua prima prova letteraria, che ha vissuto a Firenze alcuni anni, in Amore di sabbia e di vento, pubblicato da La Vita Felice, prefazione di Lietta Manganelli. Fotogramma dopo fotogramma,  quasi fissando un cielo che ormai non ha piu’ emozioni, Duha tesse la trama di una nuova sceneggiatura legata dai refoli poetici di un amore che si annuncia come eterno e ineludibile, che è e sarà per sempre.  

Una recita che tutti gli esseri umani aspettano di interpretare e solo pochi fortunati hanno la ventura di vivere. E’ cosi’ che i protagonisti sono intestatari dei capitoli del libro, tutti cuciti tra di loro dalle poesie di Lapo alla sua amata, anche quando lo stesso Lapo girerà le spalle a se stesso prima ancora che ai nuovi amici, balie di fortuna cui deve la vita, e alla sua donna cui le onde, in quel giorno luminoso, avevano consegnato una sorpresa del destino. Che come da copione, ti cambia la vita. Se sei pronto. E lei lo era. 

Finchè la sirena non comincia ad accusare i colpi sordi che gli vengono da dentro, il richiamo ancestrale a dover vivere la sua doppiezza, di sogno e di realtà, di terra ferma e di mare schiumoso, che male si attaglia a chi voglia dipingersi come essere umano, incatenato dal tempo, dal divenire. 

Di notte, furtivo, Lapo-sirena scioglie di nuovo i suoi lunghi vecchi capelli e scivola nelle acque del mare, per rivivere e far rivivere sogni ormai dimenticati dagli uomini. Lasciando dietro di se’ sulla battigia conchiglie rotte, taglienti. Orme irripetibili nei fondali dell’anima umana, che solo le sirene, forse bugiarde forse no, sanno imprimere. 

30 giugno 2013

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