Giulia Brugnolini 

Il Regno del Marocco detiene un record non proprio invidiabile. Riguarda il numero e la pericolosità degli incidenti stradali che secondo le statistiche provocano 11 vittime al giorno: 14 volte di più che in Francia, 12 volte in più rispetto agli Stati Uniti. A settembre dell’anno scorso quarantadue persone sono morte in un incidente a sud di Marrakech che ha coinvolto una decina di camion, il più grave mai registrato nel paese. Una strage quotidiana che oltre al costo di vite umane ha anche un costo economico calcolato intorno al 2% del PIL.

Questa piaga però non dipende dal numero eccessivo di auto  in circolazione, visto che i mezzi immatricolati sono relativamente pochi se si pensa che sono circa tre milioni su una popolazione di trentadue milioni, ma dalle infrazioni al codice stradale, dall’alta velocità e dallo scarsissimo livello di manutenzione dei veicoli. Gli incidenti mortali sono imputabili in particolare al mancato rispetto di norme elementari come la segnalazione di sorpasso, ma anche alla guida in stato di ebbrezza: nonostante il Marocco sia un paese musulmano, la legge vieta il consumo di alcolici soltanto in pubblico mentre possono  essere reperiti in diversi supermercati e locali. Uno studio del 2012 dell’Euromonitor ha rilevato che negli ultimi dieci anni le vendite di bevande alcoliche in Medio Oriente sono aumentate del 72% e che in Marocco se ne consuma di più che nel resto del Nord Africa.  

Il problema non ha lasciato indifferenti le istituzioni. Il primo ministro Abdelilah Benkirane ha chiamato direttamente in causa le forze di polizia per inasprire i controlli e non ha escluso l'adozione di misure più severe contro chi viola il codice della strada, mentre il ministro dei trasporti Aziz Rabbah ha proposto di irrigidire i criteri di selezione e di rendere più difficili i test per prendere la patente.

Il governo ha inoltre varato un decreto per rafforzare la sicurezza sulle strade investendo due miliardi di dirham - circa 180 milioni di euro - nel biennio 2013-2014, soprattutto perché le  vittime degli incidenti stradali sono per il 50% pedoni e ciclisti innocenti.

25 marzo 2013

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