Giulia Brugnolini 

A pochi giorni dall’assassinio a Parigi davanti all’Istituto Curdo di tre attiviste del PKK, il partito separatista curdo col quale il premier turco Erdogan ha annunciato di voler riavviare le trattative, Roma ospiterà da domani al 20 gennaio al Nuovo Cinema Aquila, la quinta edizione del Festival cinematografico che porta alla ribalta la cultura del popolo curdo che da quasi un secolo reclama la propria indipendenza. Si chiama infatti “Hevija azadiye –Speranza di libertà’” la rassegna organizzata dall’associazione Europa Levante col patrocinio della Regione Lazio, che porterà sullo schermo del festival venticinque pellicole tra lungometraggi, corti e documentari provenienti da dieci Paesi.

Voice of my father, il film premiato all’Istanbul Film Festival come migliore sceneggiatura, del regista, attore e giornalista Zeynel Dogan, aprirà la quattro giorni in cui ci saranno non solo film ma anche seminari e workshop su diritti, sull’emancipazione femminile, la libertà di pensiero e sulle radici culturali del popolo curdo. Verrà proiettato, infatti, anche il primo lungometraggio curdo Zare, realizzato in Armenia nel 1926.

Due donne, le loro storie e il loro impegno, sono i personaggi simbolo di questo festival. Una è Mirella Galletti, storica bolognese morta due mesi fa, che ha consacrato la sua vita professionale alla causa del popolo curdo e che sarà argomento di un’intera sezione. L’altra è Hevi Dilara, la direttrice artistica del festival, che ha appassionato il pubblico con la sua storia. Hevi è arrivata in Italia 17 anni fa dalla Turchia Sud-Orientale agganciata ad un tir, da rifugiata politica. In Turchia i militari al potere dal 1980, che avevano sciolto tutti gli organi democratici del paese e vietato i partiti politici, avevano proibito l'utilizzo della lingua e la diffusione della cultura curda. All’epoca Hevi cantava in un gruppo musicale che subiva delle vere e proprie persecuzioni. Dopo la morte in carcere del batterista del gruppo per le torture subite, suo padre le consigliò di mettersi in salvo, di scappare in Europa dove c'era più democrazia. Con questo festival Hevi Dilara vuole lanciare un messaggio: “I Curdi non sono separatisti come troppo spesso viene detto. Vogliamo risolvere la questione con la Turchia. Vogliamo l'autonomia. Un possibile riconoscimento dei curdi cambierebbe lo scenario politico dell'intera regione mediorientale”.

15 gennaio 2013

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