Emanuela Ulivi 

Capodanno segnato da un episodio che ha  suscitato  scompiglio negli uni e ironia negli altri.  A motivo di alcuni peperoni  “made in Israel” comodamente adagiati negli scaffali di uno dei supermercati della catena Spinneys, a Sidone, citta’ costiera del Libano.  Un ignaro acquirente, letta la provenienza sulla busta, ha immediatamente avvisato le autorità locali che a loro volta hanno allertato l’esercito. Perché, ufficialmente, in Libano è vietato l’ingresso di merci prodotte in Israele. Ed è altresì vietato avere rapporti con fornitori israeliani e con chi lavora per loro, con compagnie internazionali che abbiano filiali in Israele o accordi commerciali con aziende israeliane.

La storia dei peperoni, che sarebbero passati inosservati sotto il naso della dogana libanese, è ora oggetto di un’indagine della magistratura militare. Ben tredici le buste reperite nel supermercato, con il codice a barre dei prodotti israeliani cancellato e sostituito. La catena Spinneys si è scusata per l’incidente ed ha rinnovato il suo impegno al boicottaggio delle merci israeliane, restringendo al contempo il danno a uno dei tre peperoni del trio giallo-verde-rosso contenuto in ogni busta. Pare infatti che proveniente dal vicino Israele fosse solo quello giallo, difficilmente identificabile all’interno delle buste, nell’imballaggio arrivato da Amsterdam il 29 dicembre.

Rimbalzata la notizia sulle pagine del The Daily Star il primo giorno dell’anno, facile l’ironia per alcuni siti israeliani. Che cosa sarebbe successo se invece di uno, tutti e tre i peperoni fossero stati prodotti in Israele: avrebbero forse allertato la marina e l’aeronautica? Sarebbe stato convocato Hezbollah se si fosse trattato di peperoncino? Anche il sito web di Al Arabiya, la tivù che ha sede a Dubai, ne ha sorriso: “Nella giornata di martedì una richiesta di soccorso è arrivata all’esercito libanese, un messaggio urgente che parlava di una presenza israeliana in Libano. Ma no, non si trattava di membri del Mossad o dell’esercito israeliano ad essere colti in flagranza, ma di un peperone rosso”.

Per il Libano Israele è ancora il “nemico” - col quale è stato firmato un armistizio nel ’49 e un cessate il fuoco che ha fatto tacere le armi nel 2006 -e, tra Paesi della Lega Araba, almeno formalmente, il Libano è tra quegli stati che applicano il boicottaggio più restrittivo, mentre altri o lo hanno abbandonato o non sono cosi’ fiscali.

Ma si sa, ogni muro ha le sue crepe. E’ il caso dei prodotti usati nel settore cosmetico, provenienti da Israele e importati da altri Paesi, largamente usati in Libano dove impazzano la chirurgia estetica e i beauty center. E sono un successone i pacchetti comprensivi di ritocchino estetico, specie per i turisti –e le turiste- della penisola araba.  

7 gennaio 2013

Vai all'inizio della pagina