Donatella Mercanti
“Se mi dicessero di disporre in ordine di precedenza la carità, la giustizia e la bontà, metterei al primo posto la bontà, al secondo la giustizia e al terzo la carità. Perché la bontà, da sola, già dispensa la giustizia e la carità, perché la giustizia giusta già contiene in sé sufficiente carità. La carità è ciò che resta quando non c’è bontà né giustizia”. Così ha scritto ne Il Quaderno, lo scrittore José Saramago. Pensando a come garantire il diritto alla Salute di ogni popolo, alla Primary Health Care, questa riflessione diventa importante. La salute è un obiettivo sociale, universale, non un’elargizione.
La Dr.ssa Maria Josè Caldés Pinilla, Responsabile per la Regione Toscana del Progetto di Cooperazione Sanitaria Internazionale, ci spiega che “nel mondo, la spesa pubblica annuale per la salute varia da meno di venti dollari a persona a oltre 6000, e ogni anno più di 100 milioni di persone, a causa delle spese sanitarie, sono spinte al di sotto della soglia di povertà”, questi dati sono tratti dal Rapporto OMS sulla Salute Globale del 2008.
L’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze- che vede la Dr. Caldés impegnata nella direzione del Progetto di Cooperazione Sanitaria Internazionale- ha la delega, da parte della Regione Toscana, di gestire i numerosi progetti di cooperazione sanitaria. Il Dott. Michele De Luca, ricercatore dell’Università di Firenze, e collaboratore della Dr.ssa Caldés, per le azioni di monitoraggio, valutazione e gestione dei progetti sanitari di cooperazione internazionale, ci racconta dell’interessante iniziativa gestita dall’Ospedalino Meyer e dai suoi Partner Toscani, Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana (AUSL Massa, Lucca, Pisa, Livorno, Viareggio), nel cuore della Palestina. “A Gerusalemme e a Nablus, ormai, da circa quattro anni, si continua a lavorare per rafforzare e supportare il sistema sanitario palestinese, nello specifico dei reparti di cardiologia e cardiochirurgia del Makassed Islamic Charitable Hospital di Gerusalemme e il Rafidiya Hospital, e l’Al- Watany Hospital di Nablus, attraverso la formazione di specialisti sia in loco che in Italia, presso l’Ospedale “G. Pasquinucci”, Stabilimento Ospedaliero di Massa della Fondazione Monasterio (soggetto capofila del progetto). I Partner locali sono il Palestine Children Relief Fund (ONG) a Ramallah, il Makassed Islamic Charitable Hospital a Gerusalemme, il Rafidiya e l’Al- Watany Hospital a Nablus".
“Grande è l’attenzione riservata alla parte pediatrica e alla maternità, per la cura dei bambini e delle madri, alla cardiochirurgia e alla neurochirurgia. Si desidera favorire l’inserimento di professionalità avanzate in realtà in cui le competenze in cardiologia e cardiochirurgia non sono ancora adeguatamente sviluppate. I beneficiari diretti del progetto sono tredici specialisti palestinesi del reparto di cardiologia pediatrica del Makassed Hospital di Gerusalemme che hanno effettuato la formazione in loco e specialisti medici e tecnici degli ospedali del Rafidiya e dell’Al-Watany Hospital di Nablus. I beneficiari indiretti sono, invece, la società civile palestinese, i bambini cardiopatici, le loro famiglie. Si è attivata anche una formazione di personale medico e paramedico del reparto di cardiologia del Makassed Hospital, in Italia, presso l’Ospedale “G.Pasquinucci” di Massa, sui temi della terapia intensiva, dei processi di sterilizzazione e manutenzione degli strumenti della sala operatoria”, spiegano ancora la Dr. Caldés e Michele De Luca.
“L’obiettivo della macchina fotografica ha accompagnato il team di cardiochirurgia, composto da medici toscani dell’Ospedale di Pisa e Pontedera, fin dentro le sale operatorie a Nablus, a Ramallah nella West Bank e, per esigenze di informazione, anche in altri ospedali palestinesi. Le donne non si lasciano fotografare, le madri che mostrano orgogliose, i figli, nascondono il viso dietro al velo. Sono emerse luci e ombre sul diritto alla salute in Palestina dove il sistema sanitario è equamente suddiviso fra ospedali pubblici, ospedali privati e ONG. Numerosi medici che hanno studiato all’estero non riescono a tornare a lavorare nel loro paese a causa del conflitto israelo-palestinese, esistono difficoltà di accesso alle strutture sanitarie, la diaspora, la dispersione palestinese nel mondo arabo e occidentale, aggrava le difficoltà”, dice, ancora, Maria José Caldes, Direttore Medico AOU Meyer.
7 Giugno 2012