Donatella Mercanti 

"Prenderci cura del nostro corpo, del nostro spirito, delle nostre terre, della nostra Terra, per diventare gli uomini e le donne dell'ecoumanesimo planetario, perché il desiderio dell'altro si estenda". Questo spera Angelica Edna Calò Livnè, fondatrice di Beresheet Lashalom, teatro multiculturale, e spiega: "noi lavoriamo vicino ad Haifa, al confine con il Libano, vorremmo educare i giovani e gli adulti al dialogo attraverso le arti. Sul palcoscenico possiamo essere liberi, guardarci allo specchio, indossare e togliere maschere, il corpo, con il suo movimento, ci parla di chiusure e sentimenti".

Questo bel progetto, che nasce per formare educatori di pace aperti al dialogo con culture e religioni diverse, sostenuto dalla Cattedra Unesco di Firenze (che per il Medio Oriente ha come referente la Prof. Silvia Guetta), è stato presentato la scorsa estate al Ministero degli Affari Esteri in Israele e a un patronato a Gerusalemme, ma per prendere avvio, sta attendendo di trovare finanziamenti. Lo si potrebbe, poi, anche esportare in Italia.

Silvia Guetta, che collabora a questa iniziativa con Angelica Edna Calò Livnè, ci spiega che si vorrebbero formare educatori di pace non solo palestinesi e israeliani, ma anche giordani e egiziani. Con i linguaggi armoniosi del teatro e della musica la sfida è cancellare falsi pregiudizi, ridurre distanze, differenze, ostilità, plasmare una testa ben fatta, libera di pensare, come ricorda Edgar Morin. Il messaggio si propone di raggiungere ebrei, drusi, arabi, religiosi e laici. Per stare bene insieme con le nostre diversità.

27 maggio 2012

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