Giulia Brugnolini 

L’antichissima danza persiana, col tempo caduta in disuso e oggi in Iran preservata dalla scuola di danza classica, sbarcherà questo mese per la prima volta  in Europa e, dopo Roma, arriverà anche a Firenze. Il 13 marzo al teatro Puccini, la coreografa Farzaneh Kaboli, artista di calibro internazionale, presenterà assieme al repertorio più classico la sua nuova creazione, “Sepher Khani”, con l’ensemble “Sepher” composto da tre giovani danzatrici del Golfo che lo scorso anno hanno conquistato il premio Moqam alla rassegna mondiale di musica medio-orientale ed orientale a Baku, in Azarbaijan. 

La danza persiana, che rappresenta il ringraziamento degli uomini alla dea Madre Terra per il buon raccolto, ha aspetti comuni con altre danze popolari armene, turco-anatoliche e uzbeke, dove l’espressività è affidata a piccoli movimenti del piede e del busto e alla sinuosità delle mani. Lo spettacolo è un’ occasione unica per conoscere una tradizione che affonda le sue radici nella preistoria ma, proibita in Iran dall’attuale regime, mantiene la sua vitalità in giro per il mondo.  L’autrice, Farzanek Kaboli, nata nel 1949 da una famiglia di musicisti, ha vinto il Premio del Festival di Danza di Chicago e nel 2004 ha ideato la sigla delle Olimpiadi femminili in Iran. Oggi incarna l’ultima chance di sopravvivenza per quest’arte, da tramandare alle nuove generazioni.

Ma non si sottrae all’innovazione, come visibile nella seconda parte dello spettacolo ora in tour, durante il quale le danzatrici Ahmad Rezakhah, Farid Kheradmand e Asareh Shekarchi, aggiungeranno, su un nuovo arrangiamento ritmico di stampo jazz, al canto solista e di gruppo l’accompagnamento del liuto, della cetra, del tamburo a calice e del tamburo a cornice.

8 marzo 2012

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