Paula Iglesias 

"Quando si mette un artista in prigione, è l'arte intera che viene imprigionata", disse il regista Abbas Kiarostami durante la conferenza stampa di Copie Conforme al Festival di Cannes del 2010. Le parole indirizzate a difesa di Jafar Panahi, che in quel periodo era detenuto presso le autorità iraniane e non poté partecipare come giurato, valgono oggi anche per l'attrice Marzieh Vafamehr, da luglio in stato di detenzione per essere apparsa in un film australiano senza velo e intenta a bere alcool. Dopo la condanna a un anno di carcere e 90 frustate per il ruolo nel film My Teheran For Sale, in cui interpreta un'artista che vive in clandestinità, Vafamehr è stata rilasciata dalla corte di appello, che ha ridotto la pena a tre mesi annullando quella corporale. "Non avevo mai pensato che sarei stata arrestata e incarcerata a causa di un film - spiega Vafamehr dopo il suo rilascio – dopo questa esperienza ho compreso profondamente la parola libertà".

Dietro la censura del Ministero della Cultura e dell'Orientamento Islamico dell'Iran, che deve dare l'approvazione allo script dei film e concedere la licenza ai registi perché questi possano proiettare i loro film all'estero, c'è il timore che possano far  conoscere all'estero ciò che accade in Iran. "I nostri registi possono parlare con il popolo iraniano attraverso i loro film", afferma Yavad Shamaqdarii, viceministro con la delega al cinema, "però minacciano gli interessi nazionali se vogliono comunicare agli stranieri questioni delicate". Una giustificazione che, accanto alla repressione della settima arte, si serve delle forbici della censura per intervenire anche sulla cultura tradizionale. L’agosto scorso, lo stesso ministero ordinava addirittura di censurare "Koshrow e Shirin", uno dei poemi epici più famosi della letteratura persiana scritto nel 1177 da Nezami Ganjavi. Da quando è iniziata la Rivoluzione Islamica del 1979, qualsiasi riferimento al contatto fisico fra uomini e donne nella letteratura è vietato per violazione della moralità.

Sempre quest'anno sono stati inoltre proibiti i libri dello scrittore brasiliano Paulo Coelho, distribuiti nel paese per 12 anni. "Negli ultimi mesi l'Iran ha perseguitato un numero crescente di registi e attori", afferma la vice direttrice del Programma Regionale per il Medio Oriente e il Nord Africa di Amnesty International Hassiba Hadj Sahraoui. "Anche se il rilascio di Marzieh Vafamehr è positivo, è molto preoccupante che altri tre registi siano ancora detenuti nel carcere di Evin a Teheran". Amnesty International, nel corso dell'ultima riunione per valutare la situazione del paese, si è espressa in merito ad un possibile riconoscimento NATO degli abusi compiuti dall'Iran.

Anche molti capolavori della pittura sono sottoposti a censura. Il deserto persiano continua infatti a custodire un tesoro celato da anni agli occhi delle organizzazioni internazionali. Nel 2007 più di 70 opere acquistate negli anni ‘70 dalla  moglie dell’ultimo Scià, la regina Farah, sono state ritrovate in uno scantinato del Museo di Arte Contemporanea di Teheran, chiuse a chiave e ammucchiate dietro una porta di sicurezza: opere di Monet, Van Gogh, Pizarro, Gauguin e Andy Warhol, tra altri artisti di rilievo, che non sono mai state esposte al pubblico iraniano.

24 Novembre 2011

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