Emanuela Ulivi
Ormai lo sappiamo, l’Italia ha diversi sinonimi in Libano, a partire da lontano, come raccontano le testimonianze archeologiche ad ogni angolo. Italia è sinonimo di militari nelle missioni Onu ma anche di passioni che si chiamano cucina, moda, design. Di sicuro è terra cui ispirarsi per il buon gusto e la creatività: perché Italia è uguale caposaldo della cultura e dell’arte di ieri e di oggi, anche se l’arte come le letterature italiane contemporanee non sono ancora molto conosciute in Libano.
Ed è proprio a Firenze, culla del Rinascimento, che si è rivolto Marc Abou Jaoudé quando ha voluto - senza abbandonare la sua carriera di pubblicitario - virare decisamente verso l’arte operando su di sé una full immersion per dare corda alla sua immaginazione.
Il risultato è la mostra fotografica I on Florence, inaugurata ieri presso l'Université Saint-Joseph di Beirut e aperta fino al 29 dicembre. La sua prima esposizione che a buon titolo si può definire artistica, in cui il reale viene capovolto nel surreale. Arrivato sulle rive dell’Arno a settembre, dopo aver frequentato all’Istituto Michelangelo un corso di fotografia digitale, se n’è andato in giro per la città lasciandosi coinvolgere dalle atmosfere, dai palazzi imponenti e dalla luce obliqua che filtra nelle viuzze. Ma non sono degli scorci suggestivi, personali, quelli che Marc Abou Jaoudé ha restituito in questa esposizione, non è questa la sua arte. Sulla scia delle sensazioni la sua immaginazione ha cominciato a correre trasformando Firenze in archetipo di giochi della fantasia, per sprigionare attraverso il mito, l’inverosimile, tutta la poesia contenuta in un’architettura o in un flash di vita quotidiana. Firenze ha cominciato a popolarsi, le foto a diventare ritratti dell’immaginario, se un grosso piccione appoggiato sui tetti di Ponte Vecchio osserva lo scorrere dell’Arno, o la testa di Apollo volteggia come una nuvola nel cielo sopra la città.
Fotomontaggio di idee più che di immagini il suo, che esprime e testimonia il fermento artistico attuale in Libano, dove ci sono numerosi artisti e molte gallerie d’arte. Un’accelerazione alle nuove tendenze dell’arte, all’innovazione, è arrivata nel 2009 con l’apertura del Beyrouth Art Center, diretto da Sandra Dagher e dall’artista Lamia Joreige, determinate a dare impulso all’arte contemporanea. Ma anche la fotografia è in pieno sviluppo. In due sensi: come memoria e come arte. C’è infatti bisogno di documentare e di non disperdere un vasto patrimonio, come testimonia la Fondazione araba per l’immagine, istituita nel ’97 allo scopo di raccogliere e conservare le immagini storiche del Medioriente, che ha già collezionato 400.000 immagini e sta svolgendo anche un lavoro di sensibilizzazione. E c’è una schiera di fotografi, ospiti delle gallerie di arte contemporanea, che punta l’obiettivo sulla realtà e oltre.
27 Dicembre 2010