Emanuela Ulivi 

In principio erano Adamo ed Eva. Adamo ed Eva, narra la Genesi, dopo che furono cacciati dall’Eden ebbero due figli, Caino e Abele. Un giorno Caino e Abele conobbero la discordia e Caino uccise Abele, suo fratello. In principio Dio parlava direttamente con le sue creature e chiese a Caino Dov’è tuo fratello? Caino rispose Non lo so. E aggiunse: Sono forse il guardiano di mio fratello?  così riparandosi dalla verità, come dalla responsabilità si era nascosto Adamo incolpando Eva per la sua disobbedienza. In principio non c’erano le religioni, ma la domanda Dov’è tuo fratello? resta, primordiale per tutta l’umanità, cui nessuno, credente o non credente che sia, può sottrarsi. Tanto più lo è per le tre grandi religioni monoteiste che da quella domanda traggono la loro ragion d’essere, dovendo indicare alle genti la retta via.

Come nasce il libro

Tra i luoghi più significativi nei quali si è convintamente promosso l’incontro  tra le culture e tra le religioni, ossia tra fratelli oltre che tra credenti, c’è la città di Firenze, in cui Giorgio La Pira risalendo il fiume della storia e il mare delle contaminazioni, ha posto le basi del dialogo, carico di promesse di fratellanza e di pace, quale migliore antidoto all’inimicizia e alle guerre. In questa dimensione visionaria quanto concreta nella sua lungimiranza, dei Colloqui Mediterranei lapiriani, l’invito contenuto nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco a ritrovare la fratellanza e la pace in questo tempo di divisioni, di persecuzioni e di guerre, è rimbalzato in una tavola rotonda, a marzo 2015, col professor Silvio Calzolari, Rav Joseph Levi, rabbino capo di Firenze, e Izzeddin Elzir, imam fiorentino e presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, riproposto ora in un libro, fresco dei tipi della San Paolo. In cui a quel dibattito si è dato respiro e al quale sono stati aggiunti dei documenti di approfondimento come parte costitutiva di un richiamo costante da parte della Chiesa cattolica all’incontro tra le religioni, così come tra gli uomini di buona volontà. 

Il libro di Silvio Calzolari, docente di Storia delle religioni e di Islamologia presso l’Istituto superiore di scienze religiose di Firenze, e di monsignor Paolo Tarchi, parroco di S. Martino a Mensola, già direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana, si intitola appunto Dov’è tuo fratello? – Ebraismo, Cristianesimo e Islam in dialogo, con la prefazione di monsignor Nunzio Galantino , segretario generale della CEI, e la postfazione di monsignor Nunzio Meini, vescovo di Fiesole e vicepresidente dell’Italia centrale della CEI. I proventi della vendita del libro saranno devoluti in beneficenza.

La fratellanza da ricomporre

Come è stato in quella tavola rotonda su Come ricomporre la fratellanza tra gli uomini, il testo scandaglia con profonda onestà intellettuale e concretezza, il significato e il senso dell’essere fratelli, con le sue implicazioni dettate dalle cronache di oggi. La conversazione sollecitata da poche semplici domande, quantomeno nella loro formulazione, consegna un dialogo aperto tra i rappresentanti delle tre religioni, un esame in scienza e coscienza, nella consapevolezza di voler lavorare insieme alle sfide che l’essere fratelli impone. Perché già di per sé la parola “fraternità” evoca queste sfide, gli attacchi che ogni giorno le vengono rivolti. La risposta è chiara, come osserva il rabbino Levi: Si, sono io il custode di mio fratello, lo dicono il Talmud e tutta la tradizione ebraica. Lo dice anche la sua dichiarata amicizia con l’imam fiorentino, palestinese, col quale il rabbino ha ritagliato, lui che viene da Gerusalemme, lo spazio più propizio al loro dialogare. Lo dice, cita a sua volta Izzeddin Elzir, il Profeta Muhammad, che la comunità è come un corpo  e che se una parte sta male tutto il corpo sarà addolorato. 

Scorrendo le pagine del libro si percepisce il clima franco di questa conversazione, che diventa mano a mano parte integrante del testo dove affiora la necessità di spingere oltre la riflessione, oltre le parole, i sermoni, le prediche, ed emerge il bisogno dichiarato di riformare ciò che va riformato, a partire da noi stessi. Non è forse questo il jihad? Come Caino e Abele, non bastano una fede, una nazione e una lingua per essere fratelli. Che cosa genera allora la violenza nelle persone e nel mondo, che cosa sono la fratellanza, la fraternità, alla base delle culture universalistiche? C’è una fratellanza verticale, verso Dio, oltre a quella orizzontale, argomenta Calzolari, che in ciascuna delle religioni assume valenze specifiche. E porta a chiedersi: chi è dunque mio fratello? Sono ad esempio, in questo tempo di rivolgimenti, gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste, aggiunge poi Tarchi, verso i quali, come richiama la Chiesa, deve operarsi un passaggio dalla diffidenza al rispetto e alla solidarietà, oltre che all’accoglienza.

La posta in gioco

In gioco c’è infatti l’uomo, oggi nel bel mezzo di una crisi antropologica, con la cultura dello scarto che ne deriva. E’ quindi mio fratello anche chi ha una fede diversa? Chi è il mio prossimo? Anche su questo le tre religioni, nella loro diversità, debbono molto riflettere al loro interno si dice nel libro, per allargare la visuale. Ponendosi quale orizzonte, suggerisce Calzolari, un’etica universale. La domanda, cruciale, sulla diversità, tocca “il fondo dell’antropologia religiosa e dell’antropologia delle religioni: come legare e al tempo stesso distinguere tra una dimensione particolare e particolaristica e una dimensione universale del messaggio divino”, sottolinea Levi che cita l’idea della “casa religiosa”, della religione di appartenenza quale luogo più agevole per avvicinarsi a Dio, pur senza dimenticare che tutti stiamo camminando insieme verso la stessa meta.

Ma allora cosa spinge i terroristi ad uccidersi? Ed è corretto parlare di fondamentalismo nelle religioni o non si tratta piuttosto di estremismo? E che ne è del creato? Le riflessioni si incrociano, emergono le sofferenze delle divisioni, delle persecuzioni. Il rammarico per le  energie sprecate dalle tre religioni nel mettersi l’una contro l’altra. Nella Chiesa cattolica, il Vaticano II ha liberato la Chiesa stessa e aperto alla riconciliazione, ma non di sincretismo si parla, non di assorbimento o di annullamento delle identità, bensì, precisa Calzolari, di riconoscersi l’un l’altro quali esseri umani. Fratelli in quanto figli di Dio, uniti dalla solidarietà delle differenze, basata sul carattere sacro della persona umana. Tanta strada c’è ancora da fare per essere e dirsi fratelli, nelle famiglie e nelle città prima ancora di ragionare sui massimi sistemi. L’esperienza del dialogo offerta in questo libro ne descrive un tratto, un pezzettino autentico.

21 ottobre 2016 

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