Verrà inaugurata il prossimo 22 luglio al Museo Archeologico di Salonicco la mostra "Amuleti e gioielli dalla Magna Grecia (Basilicata) e dalla Macedonia antica", che si protrarrà fino al 15 febbraio dell'anno prossimo. La mostra, curata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, è stata promossa dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la sua presentazione a Salonicco è il frutto di un’intensa e positiva collaborazione instauratasi tra l’Istituto Italiano di Cultura ed il Museo Archeologico.
Il piano scientifico prevede la presentazione di 180 reperti in ambra, rinvenuti in Basilicata, risalenti a un periodo compreso fra l’ VIII ed il IV secolo a.C. In alcuni casi si tratta di piccole sculture realizzate da intagliatori delle città greche della costa ionica e delle città etrusche della Campania, ma é possibile ammirare anche vere e proprie collane o cinture di inestimabile valore. Miti, misteri e leggende accompagnano da oltre duemila anni la storia dell’ambra, con la quale si ricavano preziosi gioielli e amuleti. Fin dalla preistoria l’ambra ha attirato la curiosità dell’uomo per la singolare trasparenza, per l’energia elettrostatica che sprigiona dopo essere stata strofinata, per l’aroma resinoso quando brucia, per la leggerezza e per l’essere « calda » al tatto, a differenza delle altre gemme minerali. Tutto cio’ ha contribuito ad assegnare all’ambra virtu’ magiche, apotropaiche e anche terapeutiche.
La tradizione greca sosteneva che l’ambra grezza provenisse dall’Esperia, nel lontano e leggendario Occidente, forse perché giungeva in Grecia prevalentemente dall’Italia, attraverso l’Adriatico. Il mito più diffuso che narra l’origine dell’ambra è quello di Fetonte. Ovidio, nelle Metamorfosi, racconta che l’eroe, mentre attraversava il cielo con il carro del Sole (suo Padre), fu fulminato da Zeus, poiché rischiava di ardere la terra avvicinandosi troppo ad essa. Fetonte morí precipitando sulla terra come una stella cadente, con le chiome avvolte dalle fiamme. Il suo corpo fu accolto dal fiume Eridano (il Po). Le tre sorelle, le Eliadi, a furia di piangere, si trasformarono lentamente in alberi. Le loro lacrime, che continuavano a stillare dai tronchi, vennero consolidate in ambra dal Sole.
La diffusione dell’ambra in Basilicata risale al secondo millennio a.C., tanto da costituire uno dei principali fossili-guida utilizzati per ricostruire la storia archeologica della regione stessa. Qui, infatti, come in ogni altra parte del mondo in cui é presente, é stata usata come amuleto o anche come rimedio naturale contro malattie di vario genere, e questo suo utilizzo é evidenziato dagli stessi soggetti raffigurati sui gioielli intagliati. Uno dei temi più ricorrenti é certamente quello delle donne, ed in particolare quello delle donne alate il cui compito é quello di accompagnare nell’al di là, verso la salvezza ultraterrena. L’ambra, con la sua trasparenza quindi, sembra quasi volere illuminare e proteggere il cammino nel mondo dell’Ade.
A Salonicco la mostra si arricchisce di una sezione di ambre rarissime provenienti dall’Antica Macedonia.
17 luglio 2009