Emanuela Ulivi 


Non potevano non venire a Firenze, città in cui è nata nel 1990 l’Associazione nazionale di amicizia Italia Kuwait e dove quest’anno, oltre che a Roma, l’ambasciata del Kuwait ha voluto celebrare la festa nazionale dell’emirato. Provenienti dai Paesi del Golfo, una sessantina di giovani laureati accompagnati dall’ambasciatore del Kuwait, S.E. Ali Khaled Al Jaber Al Sabah, decano del Consiglio degli Ambasciatori del Golfo in Italia, è stata accolta ieri pomeriggio in Palazzo Vecchio dalla vicesindaco e assessore all’Istruzione del Comune di Firenze Cristina Giachi, e dal presidente dell’Associazione nazionale di amicizia Italia Kuwait Pierandrea Vanni.

Partiti poche ore prima da Roma , dove in una settimana hanno avuto incontri con istituzioni culturali e scientifiche, i giovani delle delegazioni del Kuwait, Bahrein, Oman, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar, insieme ad alcuni diplomatici delle rispettive ambasciate sono arrivati – un po’ infreddoliti per la verità – nella città caratterizzata dall’arte e da una storia uniche al mondo. E dall’accoglienza, come ha tenuto a sottolineare qualcuno di loro che ha studiato a Firenze.

La città, gemellata con Kuwait City da 24 anni, è oggi testimone - grazie all’Associazione che prende il nome da due stati, l’Italia e il Kuwait, e alle tante iniziative a vasto raggio realizzate nel corso degli anni – di un’amicizia con tutti i Paesi del Golfo. Lo ha sottolineato l’ambasciatore kuwaitiano introducendo l’incontro nel Salone dei Cinquecento, lo ha reiterato il presidente Pierandrea Vanni, accompagnato dal vicepresidente dell’Associazione Achille Michelizzi, nel suo caloroso saluto col quale ha ricordato il sentimento di solidarietà scaturito immediatamente alla notizia dell’invasione irachena del Kuwait, fino all’odierno legame col popolo kuwaitiano, che vede nel suo ambasciatore un quasi cittadino onorario di Firenze.

Firenze è una città internazionale. Lo stesso Salone dei Cinquecento, con gli affreschi di Leonardo e Michelangelo, il palazzo, sede secolare del governo della città, ha poi affermato Cristina Giachi, sono un segno della sua vocazione. In queste stanze, dense di ricordi e di segni, Firenze ritrova il suo senso di comunità. Intrecciando la bellezza alla politica, l’amministrazione locale con una missione che va oltre le sue mura. Oggi che i Medici non abitano più a Palazzo Vecchio e neppure i sindaci, lo spirito che ha fatto grande questa città lo abita ancora. Lo si ritrova qui come nel dna dei fiorentini. E mantenere questo luogo significa molto di più che occuparsi della sua struttura, cui ancora oggi provvede la Fabbrica di Palazzo Vecchio. 

Nota in tutto il mondo, patrimonio dell’Unesco, Firenze ospita 40 scuole americane, ha sottolineato ancora la vicesindaco, ed è aperta sia agli studenti che agli specializzandi stranieri. Come possiamo fare? hanno chiesto i giovani ospiti. Possono avere tutte le informazioni necessarie, sia per le Belle Arti che per gli altri ambiti, tramite Internet.

Avendone respirato le atmosfere, dopo questa visita c’è da giurare che le giovani leve dei Paesi del Golfo saranno connesse con Firenze anche con la mente. Non fosse altro che per la litografia di Palazzo Vecchio, col Giglio in copertina, donata a ognuno di loro dalla vicesindaco Giachi, che ha consegnato una medaglia cittadina all’ambasciatore del Kuwait e agli altri diplomatici. A Firenze rimarrà lo stupore e la cordialità di questi giovani, che hanno tirato fuori una scatola, apparsa dal niente, di dolci arabi offrendoli a tutti. Prima di tuffarsi in un altro appeal di Firenze: le strade della moda.

18 dicembre 2016

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