Irene Puca 

Si è tenuto ieri a Firenze un incontro,  nell'ambito del ciclo di conferenze “Dalle rive di un altro mare”, incentrato sul tema dell’immigrazione, organizzato dall’Associazione di cultura e politica “Il filo rosso”. Relatore il professor Franco Cardini, docente di Storia Moderna dell’Università degli Studi di Firenze e membro della Commissione Nazionale Italiana dell’UNESCO, che ha trattato il tema: “Cristianesimo ed Islam: un confronto difficile. Le sfide culturali della globalizzazione”. Cardini ha aperto la discussione affermando che la città di Firenze è aperta alle altre culture e alle altre religioni, nonostante il sentimento di diffidenza che spesso caratterizza i rapporti fra diverse civiltà. Simbolo di questa apertura sono la Sinagoga, la Chiesa Russa, e tante altre strutture appartenenti a religioni e culture differenti da quella occidentale che si trovano nella città. Parlando più in generale, un altro simbolo dell’apertura dell’Italia nei confronti dell’oriente e dell’Islam in particolare è l’elevato numero di italiani- oltre 10.000 - che hanno deciso di convertirsi all’Islam per svariati motivi. 
Secondo il professore, il problema maggiore della visione “occidentale” dell’Islam è che molte volte la parola Islam viene associata alla parola delinquenza. In realtà la delinquenza prescinde dalla religione e questo concetto deve essere insegnato a tutti insieme al concetto di tolleranza.

Le divergenze che si sono create nel tempo fra le due religioni, e che spesso si manifestano anche in forma violenta, si trovano nelle origini diverse. Il popolo arabo in origine era un popolo di nomadi, di contadini e allevatori che si spostavano periodicamente per garantirsi la sopravvivenza, mentre i cristiani erano un popolo sedentario. Questa differente origine ha avuto come conseguenza la creazione di diverse visioni e soluzioni degli stessi problemi.

L’islam è una civiltà molto vicina a quella cristiana, anche se con svariati punti di contrasto. La prima grande differenza sta nel fatto che il sentimento di appartenenza comune alla religione cristiana si è ormai dissolto. Il popolo cristiano non esiste più, si è perso nel corso del tempo. Ci sono i singoli credenti, ma la comunità cristiana si è molto ristretta. Per l’Islam questo non è successo, perché è riuscito a mantenere con il passare dei secoli la propria identità e ha evitato che si verificasse lo strappo fra la religione e la cittadinanza, che si è invece verificato per i cristiani. Dimostrazione di queste affermazioni è il diritto nei paesi musulmani, che è fondato principalmente sulla Sharia, legge coranica. 
A prima vista un altro elemento di diversità fra le due culture è la lingua, ma in realtà queste hanno molti elementi comuni. I documenti dell’Antica Grecia, grazie ai quali si è sviluppata la cultura occidentale, ci sono pervenuti grazie alle traduzioni e trascrizioni effettuate dagli arabi nel Medio Evo. È proprio in questo periodo che arriva da est un grande flusso di innovazioni e persone, in particolare persiani e arabi. Alessandro Magno ha contribuito ad aumentare il contatto fra le due culture, poiché ha colonizzato il Medio Oriente, in particolare l’Afghanistan, e ne ha diffuso la cultura. I fondamentalisti in genere tendono a negare questo legame, incrementando così le percezioni negative da parte del resto del mondo nei confronti dell’Islam, considerato un nemico costante.

Lo scontro fra religioni in realtà deriva da un grande malinteso: le tre religioni maggiori, Cristianesimo, Ebraismo e Islam, sono religioni sorelle, nate dallo stesso ceppo. Sono fondate sullo stesso principio, sul fatto che alla fine dei tempi Dio si rivelerà e preferirà una delle tre. Ovviamente i vari credenti sono convinti che la religione prescelta sarà la propria. La grande differenza però è che gli Ebrei non fanno proselitismo, anzi, rendono la conversione molto dura e difficile. L’Islam espansionista, quello storico, non converte, deve solo dominare, poiché la fede musulmana impone al fedele di portare il mondo intero sotto il dominio dell’Islam. Non cercando proseliti, si converte all’Islam solo chi ne ha realmente la volontà, senza coercizione. Per raggiungere questo scopo è ammessa la guerra. I cristiani, invece, cercano di convertire chi appartiene ad altre religioni. Dal punto di vista musulmano, il mondo è diviso in tre popoli: i Muslim, che sono il popolo con la verità, e gli Ebrei e i Cristiani, che sono il popolo che deve essere istruito, perché crede nel libro ma non possiede la verità dei musulmani. Gli altri popoli sono da rispettare, ma non sono all’altezza dell’Islam.

Gli scontri fra le varie civiltà, ha continuato il professor Cardini, non sono sempre dovute alla religione, ma il più delle volte sono causate dalla politica. Il sentimento di odio che si è venuto a creare nei confronti dell’Islam è un sentimento “politico”, che poco ha a che fare con la religione o la fede. Le tre grandi religioni sono strettamente connesse fra loro. 
La speranza, dunque, è che con la globalizzazione, la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e l’immigrazione i popoli riescano a convivere pacificamente, imparando la tolleranza e il rispetto delle diversità.

27 febbario 2009

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